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Kamala Harris parla ai suoi sostenitori: “Non è la fine della lotta”. E rivela: “Con Trump impegno per una transizione pacifica”

“Accetto la sconfitta ma non la fine della lotta per la nostra libertà“. Nonostante la batosta elettorale è una Kamala Harris sorridente quella che ha parlato ai suoi sostenitori. La vicepresidente ha tenuto il suo discorso poco dopo le 16 (le 22 in Italia), alla Howard University di Washington, sua alma mater. “Il risultato di queste elezioni non è quello che volevamo, non è quello per cui abbiamo combattuto, non è quello per cui abbiamo votato. Ma ascoltatemi quando dico: la luce della promessa dell’America brillerà sempre luminosa”, ha sostenuto la candidata del Partito democratico. “Il mio cuore oggi è pieno, è pieno di gratitudine per la fiducia che avere riposto in me, pieno di amore per il nostro Paese e pieno di determinazione”, ha detto ancora Harris. Aggiungendo: “La lotta per il nostro Paese è un lavoro duro, ma ne vale sempre la pena”.

Accolta da un’ovazione, Harris ha ringraziato i suoi sostenitori: “Vi amo anche io, sono grata e piena d’amore per il nostro Paese. La luce continuerà a brillare finchè noi continueremo a lottare”. Dopo una notte in silenzio, infatti, la vicepresidente ha chiamato Donald Trump per congratularsi, concedergli la vittoria e impegnarsi per una “transizione pacifica“: dettaglio che a parti invertite non sarebbe stato per nulla scontato. Poi è andata tra la sua gente alla Howard University che l’attendeva da ore e l’accolta con amore. “So che avete sentimenti contrastanti. Ma dobbiamo accettare il risultato del voto”, ha detto la vice presidente. “Oggi – ha rivelato – ho parlato con il presidente eletto Trump e mi sono congratulata con lui per la sua vittoria. Gli ho anche detto che aiuteremo lui e il suo team nella loro transizione e che ci impegneremo in un pacifico trasferimento di potere. Un principio fondamentale della democrazia americana è che quando perdiamo un’elezione, accettiamo i risultati“. Quindi ha sottolineato che questo fa la differenza tra “democrazia e tirannide“, con una neanche troppo velata frecciata all’atteggiamento del presidente eletto Trump quattro anni fa.

La vicepresidente ha evitato ogni tono polemico. In mattinata, infatti, fonti del suo staff avevano scaricato su Joe Biden le colpe della sconfitta: “Ha una grossa responsabilità”. Diverso il tono di Harris. “Sono fiera della nostra campagna e di come l’abbiamo condotta, uniti dall’amore per il Paese, dall’entusiasmo e la gioia per il futuro dell’America”, ha detto ancora. La candidata dem è tornata spesso su un punto: “Continuerò a lottare, no abbandonerò mai la battaglia per la democrazia e lo stato di diritto. Non rinuncerò mai a lottare per un futuro in cui gli americani possano perseguire i loro sogni, le loro ambizioni e le loro aspirazioni, in cui le donne americane abbiano la libertà di prendere decisioni sul proprio corpo senza che il governo dica loro cosa fare. Non rinunceremo mai alla lotta per proteggere le nostre scuole e le nostre strade dalla violenza delle armi”. Quindi ha indicato ai suoi sostenitori: “Nella nostra nazione, dobbiamo lealtà non a un presidente o a un partito, ma alla Costituzione degli Stati Uniti, e lealtà alla nostra coscienza e al nostro Dio”. Quindi ha chiuso: “So che molte persone hanno la sensazione che stiamo entrando in un periodo buio, ma per il bene di tutti noi, spero che non sia così”. Se invece dovesse trattarsi di un “periodo buio”, ha proseguito la vicepresidente, “riempiamo il cielo con la luce di un brillante miliardo di stelle, la luce dell’ottimismo, della fede, della verità e dello spirito di servizio”.

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