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Stabilimento bagni di Gorizia distrutto da un rogo: probabile la causa dolosa o colposa

Un colpo al cuore per tanti goriziani. Perché il Civico Stabilimento Bagni, opera dell’architetto Leopoldo de Claricini Dornpacher, venne costruito tra il 1876 e il 1878 ed è sempre stato un simbolo (negli ultimi anni sbiadito, colpevolmente degradato, in totale abbandono) della città.

I verbi sono declinati al passato perché un furioso incendio, scoppiato nella notte fra martedì e mercoledì, l’ha devastato.

L’allarme

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Il tetto, rifatto in tempi recenti, è stato avvolto alle fiamme ma, anche all’interno, i danni sono notevoli e in corso di quantificazione.

L’intervento dei vigili del fuoco è iniziato alle 23.50 di martedì: sono arrivate in loco due autobotti, un’autoscala, il funzionario di guardia della sede centrale supportate da un’ulteriore squadra giunta dal distaccamento aeroportuale di Ronchi dei Legionari e da un’altra autoscala messa a disposizione dal comando di Trieste.

Giunti sul posto, i pompieri hanno trovato il palazzo già completamente avvolto dal fuoco con fiamme alte che uscivano dal tetto. Nell’immediato, è stata effettuata una ricognizione, per quanto possibile, all’interno dello stabile per verificare che non vi fossero persone intrappolate mentre gli altri soccorritori hanno iniziato le operazioni di spegnimento e messa in sicurezza: un lavoro intenso che si è protratto per l’intera giornata di ieri. Per la durata dell’intervento effettuato dai vigili del fuoco è stata tolta la corrente elettrica in una parte di via Cadorna.

Nessun ferito

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«Non ci sono persone coinvolte nell’incendio», fanno sapere i carabinieri del Comando di Gorizia che hanno effettuato tutti i rilievi del caso e sono in attesa di conoscere l’esito degli approfondimenti (paralleli) dei vigili del fuoco sulle cause del violento rogo.

Non viene escluso nessuno scenario ma sembra quasi da scartare l’ipotesi di un corto circuito non foss’altro per il fatto che l’edificio, essendo abbandonato e in disuso, non era servito dalla rete dell’energia elettrica. Più probabile la natura dolosa o colposa.

Il Civico Stabilimento Bagni fa parte di quel patrimonio cittadino di edifici inutilizzati e degradati: ce ne sono tanti, probabilmente troppi. È di proprietà del Comune e, più volte, le amministrazioni (anche quella in corso) che si sono succedute alla guida della città, hanno cercato di vendere l’edificio ai privati ma senza fortuna.

Il Comune

«Questa mattina (ieri, ndr) sono stato informato dell’incendio degli ex Bagni pubblici di via Cadorna. Mi hanno rassicurato, innanzitutto, sull’assenza di persone ferite o rimaste intossicate e sul fatto che l’incendio è stato immediatamente circoscritto, senza procurare danni o rischi immediati per gli edifici limitrofi - spiega il sindaco Rodolfo Ziberna -. Ovviamente, è prematuro conoscere le ragioni di questa disgrazia. In attesa degli esami e degli approfondimenti che vengono e verranno effettuati, personalmente ritengo assai improbabile un innesco derivato da cortocircuiti visto che erano, da tempo, sospese le utenze».

Ziberna rammenta anche che lo stabile era stato messo in sicurezza per impedire accessi non consentiti «ma non possiamo escludere che qualcuno possa essere entrato e, volontariamente o accidentalmente, aver appiccato l’incendio».

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I giacigli

Negli anni passati, per la struttura ottocentesca,venne aperta anche una procedura di project financing che sembrava prometter bene. Una cordata di imprenditori, infatti, si aggiudicò il bando della finanza di progetto con l’obiettivo di trasformare quell’antico palazzo «in una moderna area wellness», si disse allòra. Ma tutto rimase irrimediabilmente sulla carta perché non si riuscì a trovare l’accordo.

Sono passati gli anni e quel palazzo era tornato, nel gennaio scorso, di nuovo alla ribalta perché, all’interno, i vigili urbani avevano trovato un giaciglio. C’erano coperte e un borsone ma non v’era presenza umana. Non essendo nessuna anima viva presente, non venne preso alcun provvedimento, se non rimuovere il giaciglio. La struttura, come ben noto, è chiusa con pannelli e lucchetti anche se, sul retro, pare vi fossero diverse possibilità di accesso abusivo. —

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