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Così i tg del servizio pubblico hanno quasi oscurato gli arresti per l’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore

di Adelmina Meier

Al mattino del 7 novembre, la notizia del giorno è una: vengono arrestati i presunti responsabili dell’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” fatto fuori a Pollica nel 2010.

Gli arresti sono quattro, la svolta è scioccante e clamorosa: uniti dalle manette, un colonnello dei carabinieri, un altro carabiniere, il figlio di un boss e un imprenditore.

Nel corso delle indagini, uno di loro dice: “Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto.” Frase che suggerisce, forse, altri delitti, certamente altri crimini.

Che dietro il delitto ci fosse del marcio che remava contro la linea di legalità seguita dal comune amministrato da Vassallo, si era capito fin dalle prime ore della scoperta del corpo senza vita del “sindaco pescatore”, come era amabilmente chiamato Angelo.

Ma per raggiungere quella che appare, finalmente, la verità, ci sono voluti tanti anni, 14 per la precisione. La luce arrivava dal lavoro di magistrati con il primato della legalità come fede, di investigatori scrupolosi che – con l’amaro in bocca e con una motivazione in più – avevano trovato il verme nella mela.

Ebbene, di fronte a questa svolta clamorosa che suggeriva tanti elementi significativi, tutti riconducibili al valore della cosa pubblica e – fatemi dire – della Costituzione; di fronte all’opportunità di rendere onore ad un “sindaco pescatore” che si era messo di traverso rispetto alle trame criminali che si volevano imporre all’interno della sua comunità, ci saremmo aspettati che la luce sulla morte di Angelo Vassallo si imponesse nei Tg del Servizio Pubblico di metà giornata, i primi ad arrivare dopo la notizia.

E invece no, un Tg lo ha impaginato al 18esimo minuto, un altro al 15esimo, il terzo poco dopo l’undicesimo minuto. Certo, c’erano i titoli, e ci mancava che non ci fossero.

Mi si dirà: ma Trump?

Rispondo: Trump era stato e sarebbe ritornato il tema centrale dei Tg che avevamo visto, e che avremmo visto ancora, ma per una volta e nell’immediatezza della notizia – ripeto clamorosa e scioccante – ad Angelo, sindaco pescatore, si poteva ben dedicare qualcosa in più.

La svolta nelle indagini di fatto veicolava anche il valore del lavoro imprescindibile dei magistrati, caparbi e determinati, perché liberi. Finché liberi.

Forse era questo che disturbava? No, probabilmente solo leggerezza.

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