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No Meloni day, centri sociali e Pro-Pal indemoniati: vernice rosso-sangue e minacce di morte. Che c’azzecca con la scuola?

No Meloni day, e al corteo disseminato in mezza Italia, che mescola in un’accozzaglia rossa manifestanti dalle più svariate età e le più diverse contestazioni, collettivi, centri sociali, ProPal, sindacalisti e studenti – fuori corso compresi, considerati le fasce d’età rappresentate in piazza – va in scena lo scempio della sinistra. In tutte le sue declinazioni e colorazioni e sfumature di rosso.

Al No Meloni Day che da ieri, (giovedì 14 novembre ndr) paralizza le città a una settimana esatta dall’ultimo blocco dovuto allo sciopero del trasporto pubblico, nelle strade di Roma, Milano, Torino, Genova e Bari, si rispolverano vecchi slogan, insulti e provocazioni agli agenti. E si registrano danni e disordini sparsi inferti a negozi e facciate imbrattate, rigorosamente con vernice rossa.

Il No Meloni day: sfregi a Milano

Come a Milano, dove alcuni manifestanti del corteo No Meloni Day, vestiti con tute bianche e mascherati, hanno lanciato palloncini caricati a smalto rosso contro la facciata del supermercato Carrefour di via Visconti di Morrone, in pieno centro cittadino. Con il proprietario dell’esercizio che ha tentato di fronteggiare i manifestanti e che, bloccato dagli agenti, ha commentato esasperato: «Ogni volta è la stessa storia. Oggi il motorino… L’anno scorso la macchina»…

La protesta coreografata di Roma

A Roma invece, cinque studenti con il volto coperto da foulard rossi, le braccia tese verso l’alto, e le manette ai polsi, hanno inscenato alla fine di Ponte Sublicio una protesta virulentemente coreografata – mentre il corteo procedeva verso il Mim – schierandosi davanti al cordone degli agenti del reparto mobile in tenuta antisommossa, mentre dal corteo lanciavano vernice (ovviamente) rossa. Appesi al collo dei giovani dei cartoni con su scritto «arrestateci/e tutti/e». «Stop repressione subito». E «no ddl 1660» (ddl sicurezza ndr).

Minacce di morte alla premier a Bari

Stesso contesto, stesso scenario inquietante, nella manifestazione degli studenti di Bari. Dove, riferisce Il Giornale, la protesta «si è caratterizzata per gli slogan che richiamavano quelli dei terroristi rossi degli anni Settanta, le Brigate rosse», con una fazione del corteo in cui gli studenti di Cambiare Rossa e Osa «non hanno mancato di cantare: “Meloni fascista sei la prima della lista”».

No Meloni day, è tutto uno sventolio di bandiere della Palestina

Tutto come al solito insomma. In un calderone ideologico infuocato con vividi richiami al rosso. E che mescola le critiche alla manovra, alla guerra in Medioriente. E alla lotta al precariato. Imprescindibili per contestatari convinti e militanti in servizio effettivo e permanente, come prevedibile: le bandiere della Palestina.  A proposito dei disordini di Milano, allora, va aggiunto che il negozio Carrefour imbrattato è stato «sanzionato», come dicono i manifestanti, per la sua «collusione» con la guerra in Medio Oriente. E il suo presunto schieramento con Israele…

A Genova tornano in auge gli slogan di 60 anni fa…

Ma le bandiere che inneggiano da Torino a Bari alla Palestina. Così come i cartelli che evocano Hamas, non sono gli unici a “colorare” il corteo: accanto a quei vessilli e agli slogan di riferimento, anche le bandiere rosse che rimandano all’Unione Sovietica di Stalin: Hamas e Urss, due “fulgidi esempi” di scuole di pensiero democratiche… Eppure a Genova gli studenti in un balzo temporale sconcertante, riperticano e adattano per l’occasione, a loop, slogan e proteste di 60 anni fa, inneggiando e rivisitando: «O mio caro governo Meloni, Palestina sarà il tuo Vietnam».

“No Meloni Day”, flash mob di protesta vicino il consolato Usa a Milano

E se ancora non fosse abbastanza, il corteo degli “studenti” del No Meloni Day di Milano, una volta arrivato in Via Filippo Turati, nelle vicinanze del consolato degli Stati Uniti, ha tenuto un flash mob. Alcuni partecipanti, indossando maschere rappresentanti Giorgia Meloni, il presidente statunitense Donald Trump, l’ex presidente Usa Joe Biden, il magnate Elon Musk, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, hanno srotolato una bandiera palestinese macchiata di rosso. E se non bastasse, hanno aggiunto l’immagine di fucili finti imbracciati per l’occasione.

Insulti agli agenti, accuse agli Usa

I manifestanti hanno poi intonato cori contro i lavoratori del consolato e gli Stati Uniti. «Gli Stati Uniti sono la nazione più guerrafondaia dell’umanità – hanno detto – indirizzando invettive e slogan contro la Casa Bianca che ha appena eletto un presidente che ha ribadito a più riprese che fermerà le guerre che attualmente infiammano lo scacchiere internazionale. Senza farsi mancare, ovviamente, insulti anche contro le forze dell’ordine schierate: «La polizia è qui per difendere chi lavora negli uffici di chi è complice del genocidio in Palestina. Sono dei pagliacci, sono dei playmobil».

Ma tutto questo con la scuola, direbbe qualcuno, che c’azzecca?

Mentre già dalla partenza in quella della Piramide Cestia, nella capitale, ad aprire il corteo c’era uno striscione rosso dei collettivi studenteschi romani dei licei con su scritto: «Contro un governo di fascisti e sionisti». Ma tutto questo, viene da chiedersi e direbbe qualcuno, con la scuola che c’azzecca?

 

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