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ATP Finals, Zverev: “Non mi sono mai fidato dei miei colpi, lì fanno la differenza Sinner e Alcaraz”

Sessantanove vittorie in stagione. Numero 2 del mondo. Due 1000 e una finale Slam. Manca solo una minima ciliegina sulla torta alla stagione di Alexander Zverev, che ha intanto staccato il pass per la semifinale delle Nitto ATP Finals per la quarta volta in carriera (dal 2018 in poi solo Djokovic con 5 ha fatto meglio), non perdendo neanche un set in un round robin dominato e culminato con la vittoria su Alcaraz nella partita del torneo. Quella ciliegina potrebbe essere la vittoria qui a Torino, con il sogno Slam sicuramente concreto, ma per ora da rimandare al 2025.

E c’è decisamente un torneo che da questo punto di vista vale più degli altri, come conferma il tedesco in conferenza stampa: “Sicuramente il Roland Garros sin dall’infortunio ha sempre segnato il mio calendario. Negli ultimi due anni c’è stato una sorta di grande cerchio attorno a quelle date. Ma non è un segreto che stia inseguendo il n.1 e un titolo Slam. Firmerei anche se non dovesse essere il Roland Garros, ma per dire l’Australia. Certo, a Parigi sarebbe speciale, ma sarei contento in ogni caso“. Al Roland Garros tra l’altro era stato battuto proprio da Alcaraz in una bella finale, di cui si è vendicato nella giornata di oggi, portando a casa alcuni punti davvero pazzeschi.

Ho detto a Carlos che mi ha battuto troppe volte quest’anno“, sorride Sascha, “quindi dovevo vincere almeno una volta, una importante. Personalmente, ho pensato che ci siano stati dei punti clamorosi alla fine del tie-break. Questo è il problema di Carlos, forse non sta giocando al meglio, anche se penso che oggi abbia giocato in modo fenomenale. Dico solo che in generale a volte non gioca al meglio, all’improvviso, nei momenti più importanti, si trasforma in una persona diversa. All’improvviso non riesci a colpire un vincente contro di lui, recupera ogni singolo colpo e lo manda sulla riga. Potresti mettere una moneta lì e lui la colpirebbe. È questo che lo rende uno dei migliori giocatori al mondo. Lo ha fatto anche nel tie-break. Ha messo a segno due passanti ridicoli, un dritto e un pallonetto di rovescio, che sono stati incredibili. Ho pensato che il pallonetto di rovescio fosse pazzesco, ad essere sincero. Ad essere onesti, se non colpisco probabilmente una delle demi-volée migliori che abbia mai fatto sul 6-5 nel tie-break, si arriva al 6-6, poi chissà chi vince. Penso che l’ultimo game sia stato il più divertente dell’incontro. Il merito è suo, trova sempre il modo di dare il meglio di sé quando ne ha bisogno“.

E proprio questo nel 2024 ha in effetti segnato la differenza tra lui e i vincitori dei due Major, Sinner e Alcaraz. Che, come ha spiegato di recente, sono la motivazione che lo spinge ad allenarsi nuovamente dopo ogni match. “Tutti parlano di quanto Jannik e Carlos siano bravi in difesa“, spiega il tedesco, “ma non credo che giochino più molto in difesa. Il tennis non si basa più sulla difesa. Era così qualche anno fa, quando il tennis era molto diverso, ancora un po’ più lento. Penso che ora, per il 90% del tempo, si gioca in maniera offensiva. Si tratta di assicurarsi di essere in grado di tenere il passo in attacco con loro, con la velocità dei colpi da fondo. Questa è la cosa più importante. Non tirarsi indietro, andare a colpire nei momenti più importanti. È forse questo il punto in cui ho faticato anch’io nella mia carriera: fidarmi dei miei colpi e andare a prendere i punti quando ne ho occasione. Credo che personalmente sia qualcosa su cui devo ancora lavorare. Spero che il prossimo anno sia ancora migliore”.

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