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Imane Khelif annulla la sua partecipazione a un evento dell’Oxford Union. Il caso scatenato dalle domande di una ex atleta inglese

L’apparizione programmata per domenica 17 novembre all’Oxford Union della pugile Imane Khelif, che ha vinto l’oro olimpico a Parigi 2024, è stata annullata. La Oxford Arab Society ha annunciato giovedì sera che l’algerina non avrebbe più preso parte all’incontro a causa di “circostanze impreviste“. All’inizio della giornata era stata inviata una lettera all’Oxford Union dall’ex olimpionica e studentessa dell’Università di Oxford Mara Yamauchi, in cui esortava gli organizzatori a sostenere un “dibattito rigoroso” e la libertà di parola durante l’evento. Tuttavia, tre giorni prima dell’incontro, Khelif avrebbe annullato la sua partecipazione. La Oxford Arab Union ha pubblicato sul suo canale Instagram un comunicato il 14 novembre: “A causa di circostanze impreviste, Imane Khelif non potrà partecipare all’evento in collaborazione con Oxford Union, e l’evento è stato quindi annullato”.

Ci si chiede perché Khelif abbia dovuto rinunciare (a novembre è stata anche ospite de Lo stato delle cose, il programma Rai di Massimo Giletti). La giornalista Sarah Barker sostiene che alcune domande in particolare avrebbero portato Khelif a fare un passo indietro, quelle inviate alla Oxford Union proprio da Mara Yamauchi. “Yamauchi ha inviato la sua lettera via e-mail al presidente dell’Oxford Union alle 16:59 del 14 novembre e l’ha twittata alle 17:04. L’Oxford Arab Society ha pubblicato alle 17:20 dello stesso giorno che Khelif aveva annullato. Traetene le conclusioni che volete”. Yamuchi ha pubblicato la lunga lettera inviata alla Oxford Union direttamente sulla sua pagina X con le domande che avrebbe voluto fare: “Perché hai ritirato il tuo ricorso all’IBA? Puoi garantire che sei davvero una donna? Sei d’accordo che Caster Semenya, atleta con disordine dello sviluppo sessuale, ha vinto l’oro negli 800 metri femminili? Sei favorevole alla nuova politica di World Aquatics sull’idoneità per le categorie maschile e femminile? Come ti saresti sentita se tutti i tuoi rivali fossero stati uomini?”.

Domande legittime ma tendenziose. Tutto infatti parte dall’IBA, ovvero l’Associazione internazionale di boxe, che nel 2023 escluse dai Mondiali la pugile Khelif e anche la sua collega di Taiwan Lin Yu Ting, accusandole di avere “cromosomi maschili XY” in base a un test di verifica del sesso. Test che è stato duramente contestato dal Cio, che invece ha ammesso le due pugili spiegando di utilizzare gli stessi parametri di verifica già in vigore dalle Olimpiadi di Rio 2016. Dietro il caso Khelif, montato dalla destra italiana e americana, c’è anche lo scontro proprio tra l’Iba e il Cio: il Comitato olimpico internazionale infatti ha escluso l’associazione dall’organizzazione delle Olimpiadi (già a Tokyo) e si occupa direttamente della gestione delle competizioni di pugilato. Secondo il Cio, l’Iba non soddisfatto le condizioni relative a buon governo, finanza, trasparenza e integrità sportiva.

Sempre secondo il Cio, l’algerina Khelif “fu squalificata dai Mondiali senza un giusto processo e fu vittima di una decisione arbitraria”. Quei test effettuati dall’Iba sono stati fortemente contestati dal Cio, perché basati su parametri che sono cambiati in corsa. Insomma, non c’è nessuna prova che Khelif abbia i cromosomi XY propri degli uomini. Secondo le regole del Cio, invece, i valori dell’atleta rispettano le soglie stabilite per competere in campo femminile: Khelif – per quello che sappiamo – è un’atleta intersex e iperandrogina. Ovvero, una donna con una eccessiva produzione di ormoni maschili (androgeni), in particolare di testosterone. Il che ovviamente pone un tema sulla sua presenza sul ring contro atlete femmine. Una questione delicata, che andrebbe affrontata laicamente, affidandosi alla scienza e non alle polemiche.

L'articolo Imane Khelif annulla la sua partecipazione a un evento dell’Oxford Union. Il caso scatenato dalle domande di una ex atleta inglese proviene da Il Fatto Quotidiano.

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