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STAMPA LOCALE – Patanè: “Il Catania deve prendere consapevolezza. L’importanza di una guida come Faggiano per diventare squadra”

Riportiamo alcune riflessioni del giornalista Angelo Patanè, ai microfoni di Telecolor, dopo la vittoria del Catania contro il Trapani ed in vista del prosieguo della stagione:

“Rispetto alla trasferta di Crotone si è visto un approccio alla partita completamente diverso, frutto di una presa di coscienza che reputo finalmente sia maturata nell’arco dell’ultimo mese trascorso. Un mese è un tempo siderale per rendersi conto di giocare le partite in un certo modo. Col Trapani, gara forse dal maggiore coefficiente di difficoltà, mancavano anche diversi giocatori, titolari “veri”. Nessuno nella gara col Trapani ha lamentato quest’assenza in campo. Significa che evidentemente, anche nel contesto societario e di gruppo, il Catania deve prendere consapevolezza che con qualunque squadra ci sono margini di miglioramento“.

“Castellini? Per me venerdì è stato l’eroe della partita. Il capitano che nel momento più complicato si è inventato un gol, al di là che sia stato un tiro voluto o meno, ma come tutti gli eroi in questo caso ci sta quel calcio di rigore sbagliato che rende umana la prestazione di colui che per me è stato il migliore in campo. E’ uno dei pochi atleti che in questi anni, da giovane, ha avuto sempre la mentalità di una persona che ha un obiettivo e secondo me prima o poi lo raggiungerà. Già diventare capitano del Catania avendo in rosa giocatori come Sturaro mi sembra un segnale forte e chiaro“.

A Faggiano non basta la prestazione di Trapani. Il Catania viene da un mese di prestazioni che nell’ottica di una squadra costruita con l’idea di vincere il campionato era in totale antitesi. Per questo motivo dal confronto tra squadra e Faggiano, Faggiano e allenatore, è venuta fuori la prestazione della squadra contro il Trapani“.

L’assenza di Faggiano si è sentita. Nonostante i problemi di salute che fortunatamente sta superando, Faggiano – moltiplicando le sue forze – ha provato a stare vicino alla squadra, ma la presenza fisica è un fattore non solo rassicurante. Noi pensiamo sempre che i calciatori siano delle persone che si sanno perfettamente autodeterminare, ma il più delle volte sono ragazzi di 24, 25 anni. Se non hanno una guida, sono pochi gli atleti che si sanno autodeterminare, soprattutto in queste categorie per fare diventare squadra un gruppo ci vuole grande lavoro, ed è un processo che ha bisogno di continuità. Faggiano è vigile, non sta con le mani in mano, non smantella la squadra ma ovviamente osserva il percorso dei giocatori”.

“Avellino-Catania? Sarà una partita difficile come tutte le altre. Ritornando in un certo senso con i fotogrammi della gara playoff della scorsa stagione, quella è un altro di quegli snodi della vita dove ti rimane l’amaro in bocca e da qualche parte devi ripartire. Fu una gara importante, segnò la fine dei playoff del Catania e a 10′ dalla fine i rossazzurri erano ancora attaccati ad un sogno, un linbo quasi impossibile. A volte i sogni si realizzano così e, perchè no, può iniziare un filotto importante ripartendo dalla trasferta di Avellino, dopo il derby col Trapani”.

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