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Tradimento a Chioggia, moglie aggredisce l’amante con figli e un’amica: condannata

Invece di prendersela (semmai) con il marito, che l’aveva tradita, si è invece fiondata come una furia a casa dell’amante, facendo irruzione nell’abitazione di lei, insieme ai due figli di 15 e 17 anni e all’amica del cuore a darle manforte. E la mano è stata pesante: calci e pugni sulla malcapitata, colpita così forte da procurarle lesioni giudicate guaribili in 25 giorni: trauma facciale, contusioni multiple, la rottura di una costola.

Il pestaggio

Un vero e proprio pestaggio, tra insulti di ogni tipo. E con rapina aggiunta - ha contestato il pubblico ministero Giovanni Gasparini - per aver strappato dalle mani della rivale il cellulare, con l’aggravante di essersi fatta aiutare da «persone di minore età», i due figli.

Telefonino che la donna ha rivendicato come suo, perché era stato il marito a regalarlo all’amante. Una storia sulla quale sarebbe facile fare dell’ironia, se invece non fosse un grave atto di aggressione e violenza, altro aspetto dell’incapacità di risolvere i contenziosi a parole. Di più - il capo di imputazione non ne fa cenno - anche il marito della “amante”, che era in casa ed è stato bloccato, quando ha capito che la moglie l’aveva tradito se ne è andato sbattendo la porta e lasciandola in balia della violenza.

È accaduto nel maggio del 2019, in una casa in centro città, a Chioggia. Quando è scattata l’assurda vendetta, il quartetto si è ridetto a casa della cinquantenne “rivale” e si è per primo trovato davanti una coinquilina della donna, che è stata la prima ad essere strattonata per un braccio, trascinandola per la strada fino alla porta d’ingresso dell’abitazione, costringendola ad aprire il portone. Poi il violento pestaggio, tra insulti e minacce, con la vittima indifesa e passiva davanti al turbine di violenza e rancore che le si è abbattuto contro.

Il processo

Naturalmente, l’amica che per prima era stata aggredita per strada ha chiamato i carabinieri, che giunti sul posto hanno riportato la calma e raccolto la denuncia della donna. Contro la moglie - oltre all’accusa di lesioni aggravate e rapina, che sono state estese anche all’amica che ha partecipato al blitz vendicativo - è scattata anche la denuncia di stalking, perché da quando aveva scoperto il tradimento del marito, aveva più volte minacciato la donna di morte e di procurarle «lesioni gravi».

Ieri, al Tribunale di Venezia, davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Manduzio si è svolto il processo a carico delle due donne: la moglie è stata condannata a 1 anno e 4 mesi di reclusione, l’amica a 2 anni e 8 mesi, perché ha precedenti penali ed è recidiva.
La cinquantenne vittima dell’aggressione si è costituita parte civile e chiederà i danni, in sede civile. Si tratta di un processo di primo rado, che potrà essere impugnato in appello.

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