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Il piano attuativo dell’ex Fiera di Trieste va verso il Consiglio comunale

A sette anni dall’acquisto da parte degli austriaci della Mid del comprensorio dell’ex Fiera, la speranza è che questa sia la volta buona.

Accogliendo le prescrizioni definite dalla Conferenza dei servizi, lo scorso venerdì la società di Klagenfurt ha ripresentato in Comune il progetto del piano attuativo (Pac) dell’ex Fiera di Montebello. Il documento – che si appresta ad arrivare in Consiglio comunale – comprende la definizione delle opere di urbanizzazione di interesse pubblico che devono essere realizzate dal privato a scomputo, oltre a opere non a scomputo di allacciamenti e di infrastrutture, funzionali al complesso immobiliare e non di interesse pubblico. Conti alla mano, si tratta di 9,2 milioni di euro per le opere a scomputo e ulteriori 770 mila euro per quelle che riguardano appunto gli interventi funzionali alla realizzazione della nuova mega struttura. Una cifra che, sommata ai 58 milioni indicativamente necessari per costruire l’intero complesso, porta l’investimento totale della Mid a sfiorare i 70 milioni.

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Inviato il piano

Tornando al Pac – documentazione che la nuova proprietà avrebbe potuto presentare già anni fa, considerando come l’acquisizione dell’ex Fiera è avvenuta nel 2017 – lo scorso lunedì gli uffici della Pianificazione territoriale hanno inviato il piano alla Regione (per una verifica dell’impatto idraulico, ovvero le quantità idriche che il complesso andrà a scaricare sul rio Settefontane) e ad AcegasApsAmga (fognature, acquedotto, rete elettrica), che avevano fornito specifiche prescrizioni, ora integrate nel piano.

Dopo questa analisi del piano presentato dai professionisti incaricati da Mid, Francesco Morena e Alberto Novarin, se tutto filerà liscio, all’inizio del prossimo anno il Pac approderà in Consiglio comunale.

«Quello che era inequivocabile chiarire in sede di piano attuativo è stato chiesto con le integrazioni – precisa Eddi Dalla Betta, dirigente della Pianificazione territoriale – prima di andare in Consiglio comunale». Mentre «quando si farà il progetto di opera pubblica – aggiunge – ci saranno anche in quel caso delle prescrizioni delle quali dovranno tener conto».

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Non è il permesso edilizio

Sia chiaro, quello allo studio «è un piano urbanistico che la Mid deve attuare, anche in termini di sottoservizi e opere a beneficio delle collettività – precisa l’assessore alla Pianificazione urbanistica Michele Babuder – per adattare la zona circostante al nuovo insediamento. Da non confondere con il permesso edilizio, di costruire».

Una volta che il Consiglio comunale approverà il Pac, si passerà alla sottoscrizione davanti a un notaio della convenzione: il contratto tra il Comune e il promotore del progetto, che andrà a definire gli impegni del privato nella realizzazione urbanistica. Questo passaggio, che necessiterà della presentazione da parte di Mid di un’idonea garanzia – cauzione o polizza fideiussoria – potrebbe avvenire in primavera.

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Due fasi parallele

Da quel momento, partiranno due fasi parallele. La prima prevede la realizzazione delle opere di urbanizzazione, oggetto prima di una progettazione di fattibilità tecnico-economica – che dovrà recepire anche le prescrizioni impartite dagli enti nella Conferenza di servizi – e poi di un progetto esecutivo. Per appaltare quei lavori, visto che l’opera contempla interventi di pubblica utilità e la gara sarà sopra soglia comunitaria, dovrà essere gestita direttamente dal privato applicando il codice degli appalti. Le opere dovranno essere verificate da una società incaricata dal Comune, ma a spese di Mid.

La seconda fase contempla invece l’ottenimento, a fronte della presentazione del progetto, del permesso di costruire il complesso commerciale.

Se Mid volesse, alla fine del 2025 potrebbe già appaltare intanto i lavori di urbanistica. —

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