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Stryger Larsen: «Grandi ricordi all’Udinese, peccato sia finita male»

L’Udinese degli ultimi anni è un club in cui i calciatori non rimangono a lungo. Basta dare un’occhiata alla squadra attuale: gli elementi da più tempo in bianconero (Lovric, Bijol) sono arrivati in Friuli nel 2022. Tra le eccezioni a riguardo Bram Nuytinck, a Udine dal 2017 al 2023, Rodrigo De Paul (2016-2021) e Jens Stryger Larsen. L’esterno danese arrivò al Bruseschi nel 2017 e se ne andò nel 2022. Stagioni in cui si sono alternate gioie e dolori, che ha voluto ripercorrere in un’intervista: lo scandinavo, ora al Malmo in Svezia, ha parlato dei risultati ottenuti, del mancato rinnovo, del rapporto con il tecnico Luca Gotti e del suo connazionale Tomas Kristensen. «È un giocatore forte e l’Udinese è l’ambiente ideale in cui può crescere», dice il 33enne, capace di vincere pochi mesi fa campionato svedese e coppa nazionale.

Stryger Larsen, era l’agosto del 2017 quando approdò ai Rizzi dall’Austria Vienna. Cosa ricorda degli inizi?

«Ricordo un buon inizio, arrivai al termine della finestra di mercato ed ero pronto per giocare. Il campionato era già iniziato e mi unii alla squadra in corsa. Ero felice del trasferimento: in Friuli venivo spesso da bambino, passavo le vacanze a Grado in campeggio. Sono stato bene a Udine, una città che mi piace molto e che a volte mi manca. È piccola, tranquilla ma hai tutto: buon ristoranti, bar. E sei anche vicino al mare. Sono sempre stato bene: quando lasci un posto, ti rendi conto cosa lasci appunto. Poco dopo essere andato via sono diventato papà di una bambina, da allora ho passato e passo molto tempo con lei. Vorrei però tornare a Udine per mostrarle dove stavo».

Non ha mai militato a lungo in un club come con l’Udinese: cinque anni sono tanti e qualcosa significa.

«Nella mia permanenza in bianconero sono successe tante cose, positive e negative. Ho disputato buone stagioni. Ricordo il primo campionato: tanti allenatori cambiati (il 2017-2018, ben tre, ndr), tanti cambiamenti. Quando però torno con la mente a quei tempi devo dire che ero felice, perché dal punto di vista sportivo ho giocato tante partite ed ero in nazionale. Ho un bellissimo ricordo dello stadio, che è veramente bello. L’atmosfera era speciale. Penso che anche le squadre avversarie, i loro calciatori si godevano il momento quando giocavano al Friuli».

Con quale tecnico ha legato di più? Nella sua permanenza il trainer con cui ha lavorato maggiormente è stato Luca Gotti.

«Si sono avvicendati veramente tanti allenatori, che si sono rivelati differenti tra loro e con i loro pregi. Gotti è uno di quelli che ricordo maggiormente. Ho avuto un ottimo rapporto con lui, per me è stato speciale sia in campo, sia fuori. Deve esserci rispetto e distanza con il tecnico, ma il calciatore deve anche vedere l’uomo oltre al professionista e di Gotti si percepivano le sue qualità umane».

La stagione 2021-2022, l’ultima per lei all’Udinese, non si chiuse bene: non trovò con la società l’accordo per il rinnovo del contratto, in scadenza nel 2022. Come mai? Avrebbe voluto rimanere più a lungo?

«Sì, mi sarebbe piaciuto. Ricordo che si stava avvicinando la chiusura del mercato e non mancavano le voci legate al mio trasferimento in altri club. Ho ricevuto l’offerta da parte dei bianconeri, ma non l’ho potuta accettare. Non mi sono sentito apprezzato in quel momento da parte della società: ero lì da quattro anni, avevo disputato quasi tutte le partite, avevo dato tutto».

E poi stato messo fuori rosa.

«Avremmo dovuto giocare col Sassuolo, ero in ritiro prima della gara quando il club mi ha detto che non facevo più parte della squadra. È stata una situazione strana: per quattro anni ho giocato quasi sempre, poi all’improvviso non ho più potuto scendere in campo. Sono stato però professionale, ho cercato di dare il massimo supportando i miei compagni e rendendomi utile».

Ha più seguito l’Udinese dopo averla lasciata nell’estate del 2022?

«Sì, seguo come va. Ho visto che è partita bene e spero continui così. Ci sono stati tanti cambiamenti, non c’è praticamente più nessuno dei calciatori con cui militavo al tempo. Vedo che la rosa è unita, i ragazzi si supportano a vicenda: mi auguro si possa qualificare per le coppe Europee. La scorsa stagione la squadra si è salvata all’ultimo ma questa è la serie A, un campionato difficile per tutti».

Adesso è infortunato, ma un giovane su cui la società punta è il suo connazionale Tomas Kristensen.

«Non lo conosco personalmente, ma vedo che ha disputato molte gare e ha spesso fatto bene quando è stato impiegato. Sta imparando molto velocemente, ritengo abbia tutte le carte in regola per diventare un ottimo calciatore: ha altezza, velocità e forza. Può crescere a Udine, perché è l’ambiente ideale al riguardo».

L’ultima battuta su Rodrigo De Paul, compagno di squadra diventato campione del mondo.

«Un fuoriclasse per noi. Un giocatore speciale, in campo e in spogliatoio. Si allenava sempre a mille, era un lottatore. Sono stato fortunato ad aver giocato con lui».

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