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Mani e gambe amputate, chiede 2,5 milioni di euro: «Infettato in ospedale»

Nel 2022 aveva 55 anni, un lavoro da impiegato, un’attività di volontariato nella Croce Verde, la passione per la motocicletta, un figlio e una vita serena con la compagna. Oggi a 57 anni si ritrova in una carrozzina con gli arti inferiori amputati, le mani anch’esse quasi del tutto inutilizzabili a causa di plurime amputazioni delle dita, un’esistenza devastata in conseguenza di una serie di infezioni ospedaliere. E ora l’uomo chiede il conto all’Azienda ospedaliera: due milioni e mezzo di euro di risarcimento.

Ieri mattina, 22 novembre, il tentativo di mediazione: da una parte il 57enne (tutelato dall’avvocato Carlo Bermone), dall’altra l’Azienda ospedaliera (assistita dallo studio legale dell’avvocato Lorenzo Locatelli). Nessun accordo. L’azienda non ha riconosciuto alcuna responsabilità, la difesa del 57enne ha insistito nella propria posizione. Il risultato? Verbale negativo e si andrà in causa riconfermando la richiesta milionaria di risarcimento.

Un passo indietro

È il 30 ottobre 2022 quando l’uomo si rivolge al Pronto soccorso dell’Azienda dopo aver trascorso una notte con fortissimi dolori al collo e alla testa. Viene dimesso con una diagnosi di cervicobrachialgia dopo un ecodoppler (negativo). Il 10 novembre è colpito da una crisi di ipertensione e l’impiegato va di nuovo in Pronto soccorso: stavolta l’origine del malessere è individuato in un aneurisma dissecativo a livello dell’arteria cerebrale posteriore destra. Si decide l’embolizzazione dell’aneurisma ma le condizioni peggiorano mentre il paziente si trova nella Terapia intensiva della divisione neurochirugica.

Così tre giorni più tardi i medici decidono per una craniectomia suboccipitale, una sorta di drenaggio a cranio aperto perché c’era la necessità di ridurre la pressione sanguigna. Fin da subito il paziente appare in stato critico anche di fronte all’emergere di una serie di infezioni resistenti agli antibiotici che mettono a rischio polmoni e reni, tanto che il 13 dicembre gli viene praticata una tracheotomia.

Di giorno in giorno, però, è sempre peggio: vanno i necrosi gli arti inferiori e per evitare il rischio di morte per gangrena, i medici amputano entrambe le gambe, l’una a metà coscia, l’altra una decina di centimetri sopra il ginocchio rispettivamente il 13 e il 19 gennaio 2023. Il 20 gennaio il trasferimento in Ortopedia perché anche gli arti superiori presentano problemi. E il 25 gennaio si procede ad amputazione delle dita delle mani (tutte quelle della sinistra e due nella destra).

In tribunale

Le infezioni risulteranno provocate da funghi (candida albicans e candida glabrata) e da batteri come la klebsiella pneumoniae, germi tipici delle infezioni ospedaliere secondo quanto risulta dalla consulenza depositata dall’avvocato Bermone, firmata dal medico legale padovano Gaetano Quaranta, dal dottor Roberto Rinaldi, ex direttore dell’Unità di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova e dal professor Sebastiano Paterniti, neurochirurgo. «

Non vi è alcuna prova che siano stati rispettati i protocolli previsti né le misure di prevenzione» scrivono gli esperti, censurando pure la condotta dei medici che avrebbero immediatamente eseguito il rimedio estremo. A loro avviso, invece, sarebbe stato doveroso prima sottoporre il paziente a trattamento farmacologico poi a una derivazione (in pratica un drenaggio) e soltanto come ultima soluzione alla craniectomia, intervento che espone a maggiori rischi (di conseguenza a potenziali infezioni). Intervento di cui non sarebbero stati informati in modo adeguato i familiari. Ora la parola passa al tribunale.

Nel frattempo il 57enne si è trasferito a vivere dalla madre: ha bisogno di assistenza e di un’abitazione senza barriere architettoniche. Commenta l’avvocato Bermone: «Terapie sbagliate e infezioni contratte in ospedale hanno distrutto la vita del mio assistito che ha avuto la vita distrutta, ha dovuto comprarsi il montascale, attrezzarsi il bagno di casa e acquistare una macchina con i comandi per disabili. Tutto a sue spese». —

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