Identificato il migrante pachistano ritrovato cadavere in mare sulle rive a Trieste
La Squadra mobile indaga sulla morte del migrante trovato venerdì mattina in mare, vicino al molo Audace. Si tratta di un trentunenne pachistano richiedente asilo.
La persona è stata notata da un runner per puro caso. Erano le sette passate: lo sportivo, impegnato nella sua corsa mattutina, si è accorto di una sagoma che galleggiava alla radice del molo: era il cadavere di un uomo. E ha chiamato i soccorsi.
La Capitaneria di porto, che ha ricevuto la segnalazione dalla Questura alle 7.25, ha inviato immediatamente sul posto una pattuglia di emergenza.
Le volanti della Polizia di Stato in quel momento erano già presenti. Sono quindi sopraggiunte le squadre dei Vigili del fuoco che hanno recuperato dal mare il giovane pachistano. Quando lo hanno issato a riva è apparso subito chiaro che fosse già morto, probabilmente annegato.
Ma i soccorritori hanno comunque praticato un ultimo tentativo di rianimazione, fino all’arrivo dell’ambulanza e dell’ automedica del 118. Ma niente da fare: la persona era effettivamente spirata e forse da ore. I sanitari, dopo alcuni minuti, non hanno potuto far altro che constatare il decesso, ufficializzato alle 7.45.
L’identità della persona è stata accertata dalla Questura nel giro di poco tempo, anche perché – da quanto sembra – addosso aveva un documento.
Sul caso sta indagando la Mobile, come detto. La Procura è stata subito informata. Gli investigatori mirano ora a delineare il retroscena di quel ritrovamento: perché il trentunenne giaceva in mare? Si è trattato di un incidente dovuto ad esempio a un malore improvviso che può aver colto il giovane mentre si trovava sul molo Audace da solo o, piuttosto, di un gesto estremo? O, ancora, di un’azione violenta avvenuta, chissà, anche in un’altra zona e che ha comportato la caduta in acqua della vittima, poi trascinata dalle onde fino alla radice del molo Audace. Sono tutte ipotesi, naturalmente, che gli investigatori passeranno al setaccio.
Ma allo stato attuale, secondo quanto si apprende, non sarebbero stati rintracciati segni di violenza sul corpo. Nulla, insomma, che possa far pensare a un’aggressione per mano di terzi.
Le indagini, dunque. Servirà innanzitutto un’autopsia per scoprire la causa del decesso, cioè se è riconducibile a un annegamento o ad altri motivi.
Nel frattempo gli investigatori della Squadra mobile acquisiranno le immagini degli impianti di videosorveglianza installati nella zona delle Rive, così da appurare se è stato il trentunenne ad avvicinasi autonomamente al molo Audace. Se era da solo o in compagnia di altri.