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Trieste, chiude il bar Lussino a San Giovanni: «Decisione sofferta. Il rione è cambiato»

«Aperto dall’indimenticabile e compianto Luciano nel 1970, a fine mese verrà definitivamente chiuso. La decisione è sofferta perché verrà cancellato quanto mio padre ha costruito e con il quale ha mantenuto una famiglia, mentre io mi sento affranta nell’incapacità anche solo di portare avanti l’attività». A scrivere il messaggio è Antonella Santich, titolare del bar Lussino di viale Sanzio, a San Giovanni, che con queste parole, appese su un cartello, ha annunciato nei giorni scorsi la prossima chiusura, dopo 54 anni.

Dispiacere nel rione

In molti, nel rione, hanno notato quell’avviso, con dispiacere. Proprio alle persone che frequentano il locale è dedicata un’altra parte del testo, «ringrazio l’affezionata clientela – si legge – per tutti gli anni di assidua frequentazione caratterizzata da cordialità e simpatica. A me verrà a mancare un luogo di incontro, confronto, aiuto e reciproca solidarietà».

Una scelta difficile: calo degli affari

Una scelta difficile quella di Santich, dettata da un calo deciso degli affari negli ultimi anni, ma anche legata a un cambiamento che ormai interessa da tempo tutta la zona. «Quando mio padre ha avviato il bar tutto qui era molto diverso – ricorda – c’erano molte mamme che dopo aver portato i bambini a scuola o dopo aver fatto la spesa si fermavano per un caffè e per chiacchierare. Ma c’erano anche tanti negozi e servizi, c’era ad esempio un punto vendita all’ingrosso di abbigliamento, con tanti dipendenti, e ancora artigiani e tante altre aziende, piccole o grandi. Molte, con il passare del tempo, sono sparite e in generale il viavai è diminuito. Negli anni Settanta inoltre mio papà aveva scommesso su questa zona – racconta ancora – perché era un rione in espansione, c’erano nuove case, nuove famiglie, e in quell’epoca era stata una scelta giusta puntare su un’area della città che stava crescendo».

Il fondatore

Luciano Santich, scomparso nel 2017, era molto conosciuto e apprezzato, «era un esule, da Lussino, per questo aveva chiamato il bar così, era scappato con la canoa, un viaggio che spesso ripercorreva con la memoria. E qui venivano a trovarlo anche persone con storie simili alla sua e insieme condividevano ricordi e racconti. Alle volte – aggiunge Antonella – passava anche l’attuale sindaco, Roberto Dipiazza. Spero torni per un ultimo caffè».

L’attività di famiglia

Nel 2000 per Luciano è arrivato il momento della pensione, e dopo alcuni anni di gestione ad altri imprenditori, nel 2013 è subentrata Antonella, «perché questo bar era un pezzo della nostra famiglia – sottolinea – e ho deciso che volevo provarci. Ho conservato sempre tutte quelle attenzioni che sono consuetudine soprattutto nei bar rionali, il supporto ai residenti, un aiuto quando serve, una parola insieme».

Scarseggiano i clienti

«Purtroppo, come detto, ormai le persone hanno una vita frenetica. I genitori che portano i bambini a scuola o alle attività sportive sono sempre di corsa. Anche le persone più anziane, che magari da giovani si fermavano qua, ora sono nonni impegnati anche loro, a dare una mano ai figli. E i clienti mancano». A fine mese quindi le saracinesche del bar Lussino si abbasseranno in modo definitivo. «Tutti, quando leggono il cartello, entrano e si dicono dispiaciuti – conclude Antonella – perché con la cessazione dell’attività se ne va anche un pezzo di storia di San Giovanni».

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