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Conversazioni secolari, Joime: “La vera transizione ecologica (e sociale)? Parla italiano…”

Sostenibilità, transizione ecologica, agenda 2030: ogni giorno ci troviamo tempestati dalle battaglie ecologiche del domani in un turbinio di se e ma che sconvolgono le agende politiche. In questo contesto fare chiarezza e porre la chiesa al centro del villaggio, in una commistione tra artificiale e naturale, è quanto mai difficile. A correrci in aiuto arriva il professor Gian Piero Joime che ha appena pubblicato, per i tipi di Eclettica, il testo Innovazione ecologica. Per una via italiana (188 pp.; 18,00€), con la prefazione di Maurizio Castro e la postfazione di Fabio Massimo Frattale Mascioli, uno studio per evidenziare e porre sotto la giusta luce gli aspetti focali di crescita e progresso del nostro pianeta.

Professor Joime qual è la genesi che l’ha portata a pubblicare il suo nuovo libro…

“Il testo Innovazione ecologica, per una via italiana nasce dall’osservazione di alcuni evidenti squilibri nell’applicazione dei principi della teoria dello sviluppo sostenibile. Il volume cerca di individuare i rischi e le opportunità derivanti dalla transizione ecologica, dai nuovi standard ambientali alle eco-innovazioni, per i nostri territori e per le nostre imprese. Infine delinea un percorso possibile per una via italiana, basata sull’innovazione e sull’equilibrio tra gli assi ambientali, economici e sociali”.

La fotografia della situazione attuale vede l’Europa decisamente in affanno…

“In questo scenario di guerra economica per la conquista del potere industriale delle eco-innovazioni si deve considerare che la leadership industriale è cinese: dal fotovoltaico alle auto elettriche. Mentre a Bruxelles si discuteva sulle tonalità del verde, nel mondo e soprattutto in Cina si conquistavano risultati industriali impressionanti. Soprattutto nel campo delle rinnovabili. Nel 2022 la Cina ha installato quasi la metà dei pannelli solari a livello planetario, diventando di gran lunga il principale produttore di elettricità dal sole con quasi il 40% della capacità mondiale. Per quanto riguarda la mobilità elettrica le automobili elettriche prodotte nella Repubblica Popolare Cinese rappresentano circa il 53% della produzione mondiale”.

Spesso si sottovaluta l’impatto sulla provincia italiana della transizione ecologica, vista anche la confermazione, piuttosto strapaesana, della nostra Nazione…

“Lo sviluppo sostenibile in Italia o è locale o è mutilato e parziale. Il rischio è che il tutto venga gestito da pochi player internazionali e relegato ai grandi centri urbani. Quindi distante dalle caratteristiche del nostro sistema culturale e della nostra struttura economica e sociale, fondata sull’origine artigianale delle nostre migliaia di piccole e medie imprese. Si pensi ai distretti dell’agroalimentare, del tessile e dell’abbigliamento, delle piastrelle, delle macchine utensili, della cantieristica e ai tanti altri, tutti fortemente caratterizzati dal senso di comunità territoriale e dallo spirito locale”.

Può esistere, come in politica e in filosofia, una via italiana?

“Deve è il viatico principale. Una via italiana che tenga in considerazione tanto gli obiettivi ambientali quanto l’equilibrio sociale e la competitività economica, oggi ancora più necessaria alla luce dei rapidi mutamenti del contesto internazionale. Dalla bonifica e messa in sicurezza del territorio, che dovrebbe essere un pilastro fondante della sostenibilità, alla riconversione industriale dei siti inquinati e dismessi, per la rinascita economica dei tanti territori delle nostre provincie. Trasformare i molteplici e tristi esempi di archeologia industriale in nuove fabbriche di innovazione e di lavoro. La via per lo sviluppo sostenibile italiano prescindere dalla ricerca dell’indipendenza energetica, base indispensabile per la costruzione di solide e sicure fondamenta industriali, sia in Europa e che in Italia. Il turbolento scenario competitivo nel sistema energetico mondiale richiede di affrontare la questione energetica con una visione coraggiosa e libera per la realizzazione di infrastrutture e reti energetiche di lungo termine”.

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