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Calabria, nuovo stop all’elettrificazione della ferrovia Jonica: un altro dispiacere per la mia terra

di Giovanni M.

Un augurio che ho sempre fatto alla mia regione d’origine è quello di potersi evolvere da molti punti di vista per dare ai cittadini quel che si meritano da anni e che non si vedono arrivare mai.

Un annuncio nel lontano 2018 stava nutrendo in parte questa speranza: l’elettrificazione della ferrovia Jonica. Una linea a singolo binario lunga 472 km. Da qui partivano i treni a lunga percorrenza verso il nord, quei treni che ci mettevano “anni” per percorrere 1000 km (anche perché la trazione è sempre stata a diesel) e che quando partivano in estate da Catanzaro Lido o Crotone (gli oramai vetusti “Espressi” convertiti ora in “Intercity o Intercity Notte”), c’erano 8700 gradi perché non c’era ancora l’aria condizionata.

Nonostante questo, la natura restituiva agli occhi la pena del viaggio: distese di spiagge meravigliose e un mare blu mozzafiato che sembravano essere quasi dipinti.

Sono passati quasi 30 anni da quei tempi, eppure, in tema di tempi di percorrenza, nulla è cambiato. Quando partirono i lavori di ammodernamento, 6 anni fa, rimasi meravigliato (e felice) di come dalla posa del primo palo propedeutico all’elettrificazione, gli stessi venivano piantati a ritmo serrato: uno dietro l’altro, senza sosta fino ad arrivare alle porte del termine del primo lotto dell’opera (la stazione di Catanzaro Lido). C’era un solo problema da risolvere: la galleria di Cutro, un problema che comunque non ha fermato i lavori di posa.

Col passare degli anni si sono presentati altri problemi burocratici che ne hanno posticipato i tempi di realizzazione (Commissariamento delle opere, la sovraintendenza ai beni culturali e quant’altro).

2024, un ulteriore annuncio: la circolazione sulla tratta sarà sospesa durante l’estate (sul serio?). Fortunatamente questa verrà poi fatta slittare tra settembre 2024 e gennaio 2025.

Non è finita: ad oggi apprendo che l’interruzione della linea avverrà per lavori propedeutici all’installazione dei sistemi di circolazione che aumenteranno il livello della ferrovia al “Rango C” (in pratica sono interventi tecnologici/strutturali utili a far viaggiare il materiale rotabile a una velocità oltre i 160 km/h. Eureka! direi…) , ma senza proseguire con i lavori di posa della catenaria (spero di aver capito male).

Per non dare adito a dubbi, nel 2021, arriva la notizia dell’arrivo dei nuovi treni Hitachi Blues ibridi (modello HTR), quelli che verranno poi trasformati – con un equipaggio diverso e livrea apposita – negli Intercity Jonici (destinati ai famosi 562, 564, 566 che da Reggio Calabria a Taranto impiegano – quando ti va bene – 7 ore. In Lombardia, questi treni sono classificati come treni pendolari). Da non addetto ai lavori, non ne capisco l’acquisto.

Intanto, sull’altra dorsale, orde di treni (alta velocità?) appaiono sul quadro orari. Un’alta velocità che, ricordiamo, attualmente arriva fino a Napoli ed è in progetto di essere prolungata fino a Reggio con un percorso che dovrebbe essere attiguo, in alcuni punti, all’autostrada del Mediterraneo. Un paio di domande però mi vengono da fare e le faccio da profano:

1. Ma tutti quei soldi che si stanno utilizzano per progetti, treni ibridi e alte velocità (di cui, dalle nostre parti, non vedo la necessità impellente) perché non sono stati dirottati per terminare i lavori in essere sulla Jonica che aiuterà a scolmare il traffico sempre più intenso sulla dorsale opposta?
2. Come la soprintendenza ai beni culturali ha accolto la notizia della nuova AV Salerno-Reggio? Farà lo stesso come per la Jonica visti i siti importanti che andrà a toccare?

Ho solo un grosso dispiacere: quello di sentire che la mia regione ha sempre dei record negativi (anche – ahimè – in tutto il mondo). Mi piacerebbe esserne orgoglioso per altro, ma questo non potrà mai avvenire se non le si dà una visione a lungo termine. Nell’attesa, per venirti a trovare, cara la mia terra, viaggerò sulla linea della speranza, l’unica rimasta.

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