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“Perché è divertente” è il nuovo libro su Tarantino: il regista americano non sopporta il woke

“Perché è divertente” è il nuovo film sul regista americano Quentin Tarantino, pubblicato dalla casa editrice italiana Minimum fax. L’opera raccoglie le iconiche interviste del controverso regista americano, a cura del critico cinematografico Gerald Peary e con la traduzione di Sara Bilotti. Nel mondo del cinema, Tarantino è diventato una celebrità, non per aver partecipato in veste d’attore alle sue pellicole, ma per il linguaggio crudo e le vicende spietate che riesce a mettere in scena attraverso il copione e gli effetti speciali a sua disposizione. Il titolo del libro riprende una delle risposte più famose ed esasperate di Quentin Tarantino, quando in televisione una donna gli chiese come mai ci fosse così tanta violenza nei suoi film e lui rispose “Perché è divertente: comprendilo”. I suoi lavori spaziano diversi generi, con “Grindhouse” riuscì perfettamente a cimentarsi nell’horror, così come con “Dal tramonto all’alba”. Tarantino, però, non sopporta il woke.

 Quentin Tarantino non sopporta il woke “perché non è divertente”

Quentin Tarantino non sopporta il woke, in particolare il politically correct: già nel 2021 diceva che con la cancel culture “nessuno è al sicuro”, come riportato da Il Foglio. Il regista ha raccontato delle critiche su Pulp Fiction quando quest’ultimo uscì nelle sale nel 1994, rispondendo con un sonoro «Sai che c’è? Ho solo fatto un film divertente su dei gangster, ma che problemi avete?», forse qualcuno non ha amato la scenografia cruenta, ma a Quentin non importa proprio nulla. Molto interessante una delle sue frasi «Bisogna credere nei propri princìpi e non preoccuparsi che alla gente non piacciano», che ricorda moltissimo una citazione di Ezra Pound secondo cui “se un uomo non è disposto a combattere per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui».

Il nuovo libro su Tarantino e le interviste per nulla woke

Certamente è possibile guardare su Youtube molte delle interviste di Quentin Tarantino, ma leggerle su un libro e poterle avere a portata di mano senza stare sempre appiccicati allo schermo di uno smartphone assomiglia a un atto rivoluzionario, in tempi come questi. In un’ intervista presente sul web lo scenografo  statunitense, che non è famoso per la sua pazienza e tantomeno per il trattenimento delle emozioni, risponde a un giornalista dicendogli “sto portando le tue chiappe per terra”, dopo aver ricevuto l’ennesima domanda sulla violenza. Esistono molti film impressionanti per aggressività nei racconti, ma l’attenzione ai particolari del produttore cinematografico di Knoxville li rende differenti dagli altri. Il linguaggio diretto dei film, così come quello utilizzato da Tarantino, rispecchiano la sua persona e il modo di fare dello scenneggiatore: che questo possa piacere o meno. I siparietti contenuti nelle sue interviste, potrebbero spingerci a consultare il nuovo libro.

Tarantino e il rapporto con l’Italia: horror, polizieschi e spaghetti western

Nel corso della sua carriera Quentin Tarantino ha ricevuto tanti premi come la Palma d’oro, il Golden globe e persino l’Oscar con il noto Pulp Fiction, ma se c’è qualcosa che per lui non cambia mai è l’amore per il cinema italiano. Grande ammiratore degli spaghetti western, dei polizieschi all’italiana (noti anche come poliziotteschi) e persino degli horror nostrani prodotti da Mario Bava e Lucio Fulci, Tarantino li ha fanaticamente studiati. Chissà se un giorno il regista di C’era una volta in America riuscirà a produrre una pellicola dal nome C’era una volta in Italia, come elogio ad alcuni di quelli che assomigliano tanto alla figura di un docente, per lui che ha studiato sempre il cinema sul campo senza badare all’ambiente accademico.

 

 

 

 

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