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Mestre, violento distrugge la sala d’attesa del pronto soccorso. Le infermiere nascondono i pazienti

Hanno messo in salvo tutti i pazienti trincerandosi con loro dentro la guardiola del triage del Pronto soccorso. Sono le 7.30 di domenica 24 novembre e all’ospedale dell’Angelo di Mestre le due infermiere triagiste Giulia e Maria Pia sono riuscite a proteggere tutti i presenti dalla furia distruttiva di un cinquantenne di origini irlandesi. Anche una donna in pieno travaglio.

Già dimesso dopo aver passato la notte in ospedale per smaltire uno stato di alterazione alcolica, armato di uno schermo del pc sradicato dalla guardiola di accoglienza e di un triangolo segnaletico estratto da un vicino carrello per le pulizie, l’uomo si è scagliato contro gli otto grandi monitor segnaletici allestiti nell’ampio androne, rompendoli tutti, e mettendo sottosopra l’intera sala d’attesa del Pronto soccorso. Ha tentato più volte di forzare la guardiola vetrata del triage per aggredire sanitari e pazienti, cercando di scardinare le due porte d’accesso e lanciando sedie e altri oggetti contro le ampie vetrate.

Le triagiste hanno protetto i pazienti

Nel mentre, una donna in travaglio, ignara di cosa stesse succedendo all’interno del Pronto soccorso, è entrata con il marito per chiedere assistenza sanitaria. Le due triagiste, che continuavano a proteggere dentro la guardiola vetrata una decina tra pazienti e familiari con l’aiuto di altri operatori sanitari del Ps, hanno mimato con i gesti alla donna di mettersi immediatamente in sicurezza, evitando di farsi vedere dall’aggressore, indicando il percorso per correre con il marito il più velocemente possibile nel reparto di ostetricia e ginecologia.

La Polizia, subito allertata, è giunta sul posto in pochi minuti e ha arrestato l’uomo. I danni, ancora da quantificare precisamente, sono di diverse migliaia di euro. Nessun paziente né operatore sanitario è rimasto ferito. La donna gravida è stata subito accolta in Ginecologia e in queste ore sta partorendo. I tecnici dell’Usl 3 Serenissima sono al lavoro per ripristinare la rete delle chiamate elettroniche per il turno dei pazienti: fino ad allora il reparto si è riorganizzato con le chiamate a voce (in modalità black out) e continua incessante la sua attività di accoglienza e cura.

Il dg Contato: «Fieri della reazione dei nostri infermieri»

«Siamo indignati per quanto accaduto e fieri per la reazione esemplare dei nostri infermieri, medici, operatori socio sanitari e dipendenti tutti», dice il direttore generale dell’azienda sanitaria veneziana Edgardo Contato, «Verrà subito istituito un audit con il nostro team di psicologi per affiancare i sanitari nell’elaborazione psicologica di questo ennesimo trauma che hanno dovuto affrontare sul posto di lavoro. E le infermiere Chiara, Maria Pia e la nostra primaria Mara Rosada, come tutte le donne e gli uomini che ogni giorno rischiano la propria incolumità per mettersi al servizio della salute di tutti i cittadini, diventano per me il simbolo della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne».

Le testimonianze

«Ci urlava cose in inglese, voleva dell’alcol», Giulia e Maria Pia ripercorrono passo dopo passo il grave episodio avvenuto stamattina, «Prima che cominciasse a colpire, quando ha iniziato a minacciare, abbiamo capito che sarebbe passato in pochissimo tempo a gesti violenti e abbiamo cominciato a scortare i pazienti qui dentro in guardiola, alcuni anche esortandoli da lontano con le mani. La fortuna è stata anche che non fossero molti in sala d’attesa, essendo mattina presto e domenica. Abbiamo mantenuto la calma, per tutti, ma in quei momenti ci sentivamo in trappola e abbiamo temuto anche per la nostra vita. Siamo orgogliose di fare questo lavoro ma ci chiediamo per quanto riusciremo ad andare avanti se succedono sempre più spesso cose del genere. Siamo spaventate».

«Sono molto orgogliosa della prontezza dimostrata dalla nostra équipe», dice la primaria del Pronto Soccorso Mara Rosada, «e preoccupata per l’escalation di violenza che stanno vivendo i pronto soccorso italiani in questa delicata fase storica del nostro lavoro. Ringrazio le forze dell’ordine per essere arrivate presto e la nostra direzione dell’Usl 3 per la vicinanza e il supporto che riesce a darci anche in queste gravi situazioni».

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