Prascorsano “decinghializzato”: è il primo Comune in Canavese
PRASCORSANO
«La sempre più numerosa presenza degli ungulati sta diventando un problema di ordine e sicurezza pubblica».
Non usa giri di parole il sindaco di Prascorsano e presidente dell’Unione montana Val Gallenca, Piero Rolando Perino. I cinghiali rappresentano, ormai, una vera e propria emergenza e non si può più far finta di niente e tergiversare. In consiglio comunale, il 22 ottobre scorso, è stata approvata una mozione in cui ci si impegna a prendere tutte le misure necessarie affinché il Comune diventi “decinghializzato”.
Il documento, nello specifico, è stato sottoposto all’attenzione dei Comuni da Assosuini in seguito all’aggravarsi della situazione della diffusione della peste suina africana, che sta letteralmente mettendo in ginocchio la filiera suinicola, di cui i cinghiali sono i principali vettori del virus, per impegnare «i sindaci ad attivarsi contro l’epidemia favorendo l’eliminazione dei cinghiali».
«Quello della peste suina africana è un problema marginale per la nostra realtà - afferma Rolando Perino -, ma sta diventando un problema di ordine e sicurezza pubblica la presenza di cinghiali e ungulati. Non abbiamo allevamenti sul territorio e sono sempre meno in zona anche le aziende agricole, ma anche i privati costretti a 3-4 semine all'anno negli orti di casa, devastati a causa delle continue incursioni degli ungulati, finiscono con lo stancarsi con la conseguenza di una minore cura del territorio ed il rischio, concreto, di un ulteriore spopolamento delle terre alte che si deve cercare di scongiurare in tutti i modi».
«La presenza dei cinghiali arreca danni ingenti all'agricoltura e genera, inevitabilmente, anche problemi di sicurezza stradale- aggiunge Rolando Perino-. Quotidianamente si registrano incidenti scausati dall’investimento di ungulati. In passato si riusciva ad ottene un indennizzo, ora non è più così e ci si tiene il danno con le spese che ne conseguono. Si tratta, tra l’altro, di animali non utili all’ecosistema locale. Se vent’ anni fa ne era presente qualche capo nelle nostre aree collinari e montane, oggi con due cucciolate all'anno da circa una decina di animali ciascuna, i capi sono numerosissimi. Per questa motivazione, abbiamo accolto la mozione di Assosuini ed auspichiamo che altri Comuni seguano lo stesso esempio. Un problema analogo, sia per i danni alle colture che per la sicurezza stradale, è rappresentato dai caprioli».