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Magistrati dirottati sui ricorsi dei migranti, tribunali in tilt. E per un divorzio si aspetta un anno

L’ennesima cartina di tornasole su come il funzionamento della giustizia in Italia sia davvero a livello di allerta rossa arriva dal tribunale di Roma. Come riporta Il Messaggero, le cause dei migranti hanno assunto carattere prioritario rispetto a quelle che riguardano la sezione famiglia. Il risultato è presto detto.

Toghe dirottate per i migranti: separazioni e divorzi in tilt

La pianta organica prevede che i giudici siano undici più il presidente, scrive sul quotidiano romano Valentina Errante, un numero certamente insufficiente rispetto al carico di lavoro. Attualmente, di fatto, sono invece appena nove, oltre alla presidente. Ma il numero di iscrizioni al ruolo non è paragonabile a quello delle altre sezioni, si parla di 7mila cause l’anno, tante ne sono state iscritte tra giugno 2023 e lo stesso mese del 2024. Quando le pendenze erano già 7.500. Eppure dal 2017, prima che la legge Cartabia modificasse profondamente la procedura, la sezione immigrazione ha la precedenza ed è considerata una priorità. E con la legge che ha ratificato il protocollo Albania, la situazione è anche peggiorata, perché la competenza per la questione è del Tribunale civile di Roma. E, sempre per legge, è stato stabilito di assegnare dieci nuovi giudici alla sezione specializzata che si occupa di protezione internazionale. Ma nessuno alla sezione famiglia.

L’emendamento al decreto flussi

Come osserva Domenico Ferrara sul Giornale, “l’emendamento al decreto Flussi che sposta la competenza sui trattenimenti dalle sezioni immigrazione alle Corti d’Appello, dovrebbe alleggerire il carico di lavoro sulle prime e, di conseguenza, incidere positivamente anche sulle altre sezioni dei tribunali”.

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