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Addio a Luciano Garibaldi, lo storico “della verità” che formulò una sua teoria sulla morte di Mussolini

I media di sinistra ribattono sempre sullo stesso argomento, quello che “la Destra”, intesa in senso ampio, non abbia uomini di cultura e di scienza. La falsità di questa affermazione ripetuta come uno slogan propagandistico è dimostrata dall’esistenza nell’ambito della Destra di tante personalità illustri e tra queste merita un giusto titolo e un posto preminente quello di Luciano Garibaldi, purtroppo scomparso all’età di 88 anni. La sua, è stata una personalità di grande rilievo che si è distinta per i suoi studi storici, ma che ha avuto un’origine particolare.

Luciano Garibaldi, uno storico attento e scrupoloso

Iscritto infatti all’Azione Cattolica a 14 anni e poi transitato nelle Fuci, l’associazione degli universitari cattolici che è stata la generatrice di tanti uomini politici e di cultura democristiani, non ha seguito la loro strada, ma si è rivolto al giornalismo di destra collaborando a testate quali il Roma di Napoli, il settimanale Gente di Rusconi, il Giornale di Montanelli, La Notte di Nutrizio, non disdegnando, per la sua formazione culturale, anche le collaborazioni alla stampa cattolica come “Il Timone” (insieme a personalità come Rino Cammilleri, Franco Cardini, Alfredo Cattabiani, Roberto De Mattei, Andrea Tornielli), Studi Cattolici (vicina all’Opus Dei), Riscossa cristiana.

Un attento ricercatore della verità

Con il passar degli anni si è però appassionato ai temi storici e in particolare a quelli relativi alla seconda guerra mondiale e ai “vinti della liberazione”, come aveva intitolato un suo libro Paul Sèrant, avendone subito grande consenso e fama. Tra queste opere ricordiamo Mussolini e il Professore, sul ministro Carlo Alberto Biggini; Le soldatesse di Mussolini, sul Corpo delle Ausiliare Femminili della Rsi. Vita col Duce: l’attendente di Mussolini Piero Carradori. Operazione Walkiria, Hitler deve morire, sull’attentato del 20 luglio 1944. Cosi affondammo la Valiant, sull’impresa di Alessandria d’Egitto degli incursori della Decima Mas. Nel norme di Norma, dedicato alla giovane donna assassinata dai partigiani e decorata di Medaglia d’Oro alla memoria, Norma Cossetto.

Gli studi e le inchieste sull’assassinio di Mussolini

Ma il suo interesse prevalente divenne l’inchiesta sull’assassinio di Mussolini, al quale dedicò due libri oltre a numerosi articoli esplicativi su giornali e riviste di storia. Il primo, fondamentale, è intitolato La pista inglese: chi uccise la Mussolini e la Petacci?, edito da Ares nel 2002. Poi Perché uccisero Mussolini e la Petacci. Oro e sangue a Dongo, edito da Rubettino nel 2010. La sua tesi, basata su ragionamenti logici, sopralluoghi e testimonianze, è quella che non furono i partigiani comunisti ad ucciderlo, come affermò successivamente il Pci per crearsi un merito (discutibile) nella neonata Repubblica. Ma fu un commando dei Servizi Speciali inglesi ad eliminarlo su ordine di Churchill per evitare che venissero esposti i suoi rapporti col Duce anche in tempo di guerra, basati sulla comune contrarietà al comunismo sovietico. Tesi, questa, ormai ampiamente dibattuta e accreditata da molte fonti.

Luciano Garibaldi, l’amore per la storia, la ricerca della verità politica al di là delle speculazioni

Il merito di Garibaldi, che ha collaborato anche a riviste di storia come Storia in rete, è quello di aver voluto indagare su fatti storici di grande impatto emotivo e di rilevanza politica, che erano stati occultati per interessi occulti e speculazioni politiche, com’è avvenuto per molti di quelli che si riferiscono ad eventi cruciali della seconda guerra mondiale. Egli ha voluto dimostrare che si può essere giornalisti e storici di qualità senza avere condizionamenti mentali o editoriali. Ma con l’unica motivazione di scoprire verità nascoste e denunciare versioni ingannevoli. Rendiamo quindi omaggio alla sua memoria, con l’auspicio che sia di esempio ad una nuova generazione di studiosi rigorosi e intellettualmente onesti.

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