Treviso, addio al restauratore Marco Masobello: aveva 58 anni
È stato al lavoro fino a mercoledì: carotaggi, sopralluoghi sui cantieri, riunioni con i team operativi. Giovedì ha convocato i soci della cooperativa, che aveva fondato nel 1989, per recedere.
In cuor suo desiderava ardentemente arrivare a Natale, per trascorrerlo con la famiglia: sapeva di non avere molto tempo, era il suo cruccio delle ultime settimane, e chiedeva spesso a medici ed infermieri se il decorso gli avrebbe consentito di cogliere questo ultimo desiderio.
Il male che l’aveva colpito nel corso del 2020 è stato più crudele, strappandolo ieri all’affetto dei suoi cari, degli amici dei colleghi. Marco Masobello, notissimo restauratore e direttore della cooperativa Diemmeci, con sede a Villorba, è mancato ieri nella sua abitazione. Aveva solo 58 anni.
La carriera
Toccante il congedo dal mondo, circondato dai familiari e dagli amici, in un clima straziante, profondo. Aveva studiato al liceo artistico di Treviso, poi aveva studiato a Firenze, alla scuola del restauro Spinelli, l’opificio delle pietre dure. E giovanissimo aveva creato la cooperativa, che attualmente conta quattro soci e cinque dipendenti. Nella sua professione Masobello è stato un autentico riferimento, firmando alcune dei restauri più prestigiosi in tutto il Veneto e il Nordest: fra i suoi interventi preziosi la Rotonda di Palladio e il monumento di Piazza Vittoria («Quel bronzo è di una bellezza unica», diceva) restituito alla città a metà del decennio scorso.
E poi numerosissimi edificio del centro storico con gli affreschi, non solo quelle dell’urbs picta. E ancora, i sottoportici di Palazzo dei Trecento, il restauro di Porta San Tomaso, gli affreschi ed i portoni del battistero del duomo. Con la Diemmeci è stato attivissimo anche nel Coneglianese (il castello di San Salvatore, porta del Leone e Monte di Pietà nella città del Cima), e a Castelbrando.
Fra gli ultimi lavori, il restauro dell’affresco di palazzo Filodrammatici, la pala della chiesa di Losson di Meolo, le sculture del comune di Mirano, opera finanziato dal Pnrr. Ma uno dei suoi luoghi del cuore era la chiesa di San Biagio a Baver di Pianzano, il suo primo lavoro, dove potrebbe esserci un momento di omaggio e ricordo.
Le passioni di Masobello
Amava la fotografia, soprattutto il bianco e nero: la bici – quanti giri, fra colline e montagna – e poi, dopo la malattia la moto. «Aveva una straordinaria energia, non mollava mai, si faceva in quattro, sempre generoso sempre dava una mano, era presente, sempre: per la famiglia, per il lavoro, per gli amici, soprattutto quelli i n difficoltà», dicono affranti i soci della coop – Cristiano, Pietro, Luca – che hanno condiviso con lui vita e lavoro.
Lascia la moglie Stefania, i figli Giulia e Riccardo, il padre Remigio notissimo architetto pioniere del green e delle energie rinnovabili nella progettazione di case ed edifici pubblici, la sorella Giovanna, anima degli Alcuni, il fratello Francesco, i nipoti. Nel 2006 aveva perso la sorella Anna, architetta, anch’essa per un tumore.
I funerali laici potrebbero tenersi giovedì. Come desiderava, la sua urna sarà sepolta per far crescere una pianta. I familiari desiderano ringraziare l’Advar, per le amorevoli cure prestate.