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Von der Leyen cerca l’ok del Parlamento chiedendo all’Ue di armarsi: “La Russia spende il 9% nella Difesa, noi l’1,9%. Questo è sbagliato”

Ursula von der Leyen traccia la rotta del suo nuovo mandato: “La libertà per l’Europa non sarà gratuita”, ha esordito citando l’espressione incisa su un muro del Memoriale dedicato ai veterani della guerra di Corea, a Washington. Nel suo discorso di fronte al Parlamento europeo, nel giorno in cui la Commissione chiede il via libera all’inizio del proprio mandato ai componenti della Plenaria di Strasburgo, affronta subito uno dei temi cruciali e uno dei punti principali del suo nuovo programma di governo: la Difesa. Ed espone immediatamente la sua strategia: maggiori investimenti, maggiore spesa per contrastare le minacce che arrivano da est, dalla Russia. “Significa fare scelte difficili. Significa investire massicciamente nella nostra sicurezza e prosperità. E soprattutto significherà rimanere uniti e fedeli ai nostri valori. Trovare il modo di lavorare insieme e superare la frammentazione – ha detto la presidente della Commissione – Perché credo che la nostra generazione di europei debba lottare ancora una volta per la libertà e la sovranità”.

Von der Leyen cita alcuni numeri per motivare questa sua posizione: “La Russia spende fino al 9% del suo Pil per la Difesa. L’Europa spende in media l’1,9%. C’è qualcosa di sbagliato in questa equazione. La nostra spesa per la Difesa deve aumentare. E abbiamo bisogno di un mercato unico della Difesa”. Una corsa sulla Russia nel campo della Difesa vorrebbe dire una corsa al riarmo anche in Ue, dopo un 2023 record per la spesa globale in armamenti. I Paesi Ue, in media, spendono per la Difesa la percentuale del 2% richiesto dalla Nato, anche se nelle scorse settimane il nuovo segretario generale, Mark Rutte, ha affermato che questa percentuale dovrebbe essere rivista al rialzo. E stando almeno alle sue parole, von der Leyen sembra voler seguire questa linea.

Non è un segreto che per conoscere le vere linee guida del suo nuovo mandato al Berlaymont basta leggere il rapporto Draghi sulla competitività da lei stessa commissionato. Non ne fa mistero nemmeno lei nel suo intervento nell’assemblea europea: “La prima grande iniziativa della nuova Commissione sarà una Bussola della Competitività e sarà la cornice del nostro lavoro per il resto del mandato. La Bussola si baserà sui tre pilastri del rapporto Draghi. Il primo è chiudere il divario d’innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, il secondo è un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività, il terzo è l’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze”. E tra queste c’è anche quella dal gas russo che, nel piano della leader tedesca, deve essere eliminata definitivamente: “È arrivato il momento di sostituire le importazioni di gnl russo e so che il Parlamento europeo ci sosterrà in questo”.

Per quanto riguarda la competitività e l’innovazione, la formula vincente secondo la politica tedesca deve partire dalla semplificazione, dalla sburocratizzazione: “La quota globale di domande di brevetto dell’Europa è pari a quella degli Stati Uniti e della Cina – ha detto von der Leyen – Ma solo un terzo di questi viene sfruttato commercialmente. Siamo più o meno bravi come gli Stati Uniti nella creazione di start-up. Ma quando si tratta di creare nuove imprese, facciamo molto peggio dei nostri concorrenti. Una startup californiana può espandersi e raccogliere fondi in tutti gli Stati Uniti. Ma una startup in Europa deve affrontare 27 barriere nazionali diverse. Dobbiamo rendere più facile la crescita in Europa”. Per questo la parola d’ordine, sostiene, deve diventare “investimenti”: “Questa dovrà essere una Commissione per gli investimenti, per sbloccare i finanziamenti necessari alla transizione verde, digitale e sociale. Gli investimenti pubblici saranno cruciali, abbiamo tutti visto cosa può offrire il bilancio agli europei. Ma il nostro bilancio è spesso troppo complesso, finanziando la stessa cosa in programmi diversi e in modi diversi. Dobbiamo concentrarci molto di più sugli investimenti nelle nostre priorità”.

Una delle principali critiche al nuovo programma del suo partito europeo, il Ppe, è stata quella sul tentativo di smantellare il Green Deal europeo, il primo punto nell’agenda dell’ormai precedente Commissione, in nome della sostenibilità economica. Ma von der Leyen nel suo discorso ha voluto offrire personali garanzie a chi si aspetta una Commissione meno green rispetto al passato: “Quasi cinque anni fa abbiamo lanciato il Green Deal Ue. Le ragioni che ci hanno spinto a essere così ambiziosi allora sono ancora più evidenti oggi. Quindi voglio essere chiara, dobbiamo mantenere e manterremo la rotta. Ma se vogliamo avere successo in questa transizione, dobbiamo essere più agili e accompagnare meglio le persone e le aziende lungo il percorso. E dobbiamo giocare sui nostri punti di forza, ossia le nostre industrie e piccole e medie imprese, i nostri innovatori e lavoratori”. Nei primi 100 giorni di mandato presenterà il Clean Industrial Deal, ha promesso prima di sponsorizzare la vicepresidenza esecutiva a un’altra commissaria al centro delle contrattazioni degli ultimi giorni, la socialista spagnola Teresa Ribera: “Avremo Teresa Ribera Rodríguez, la nostra prima vicepresidente esecutiva per una transizione pulita, giusta e competitiva – ha proseguito – È ben equipaggiata per garantire una politica di concorrenza moderna a sostegno delle nostre ambizioni. È una europea vera e devota. E, insieme, lavoreremo sempre per l’interesse europeo”.

Punto critico del suo mandato, che ha rischiato fino a pochi giorni fa di far naufragare l’intesa tra i partiti della nuova maggioranza Ursula, è l’allargamento del sostegno alla nuova squadra del Berlaymont anche a partiti di estrema destra. Uno su tutti Fratelli d’Italia che ha ottenuto una vicepresidenza esecutiva con Raffaele Fitto, spingendo molti membri della nuova maggioranza, dai socialisti francesi a quelli tedeschi, a non sostenere il nuovo team di von der Leyen: “Come ho detto prima del voto di luglio, lavoreremo con tutte le forze democratiche pro-europee in questa camera. E come ho fatto nel mio primo mandato, lavorerò sempre dal centro. Perché tutti vogliamo il meglio per l’Europa e il meglio per gli europei. Quindi ora è il momento di unirci”. Ed è poi andata dritta al punto: “Nelle ultime settimane, avete esaminato attentamente ogni membro di questo collegio. So che non è stato facile. Ma superare le divisioni e forgiare compromessi è il segno distintivo di ogni democrazia viva”.

Articolo in aggiornamento

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