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Enti locali bellunesi, tagli da 4 milioni in due anni. Il Pd: «I cittadini pagheranno più tasse»

La prossima legge di bilancio determinerà tagli ingenti agli enti locali che saranno chiamati a una forte revisione della spesa. Il taglio si aggiunge a quello che il governo Meloni aveva già effettuato con la Finanziaria dello scorso anno.

Se infatti l’anno scorso lo Stato aveva chiesto 200 milioni ai comuni e 50 alle Province, quest’anno il governo richiede uno sforzo ulteriore e gli enti territoriali (Comuni, Province e Regioni) dovranno contribuire alle finanze statali con 570 milioni nel 2025, e complessivamente per circa 4 miliardi nei tre anni. In sostanza lo Stato fa cassa con i soldi degli enti territoriali, Comuni in primis, che però devono garantire comunque i servizi ai cittadini. Come faranno? O ridurranno i servizi o aumenteranno le tasse e le tariffe.

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La legge finanziaria non si limita però solo al taglio economico delle risorse, ma aggiunge una restrizione delle assunzioni con il turn over al 75%, cioè ogni 4 dipendenti che andranno in pensione se ne potranno assumere solo 3.

Ma come incideranno questi tagli negli enti del Bellunese? La segreteria del Partito Democratico Belluno Dolomiti ha fatto delle simulazioni basate sugli indicatori ufficiali per la Provincia e i principali Comuni e ha poi incrociato i dati con le altre evoluzioni normative in corso, come la legge regionale sugli Ats e la cosiddetta Legge sulla montagna.

Ne emerge, per il PD Belluno Dolomiti, un quadro preoccupante, come spiega il segretario provinciale, Alessandro Del Bianco.

Partiamo dai numeri, quali sono gli enti che subiranno i tagli maggiori?

«In termini assoluti gli enti più grandi ma i tagli saranno pesantissimi anche per i Comuni più piccoli. C’è ancora incertezza sul taglio riservato alla Provincia che di sicuro sarà superiore al mezzo milione nel 2025. Grossi tagli li subiranno anche i Comuni di Belluno e Feltre, ma attenzione perché a rimetterci parecchio saranno anche i comuni fusi che oltre ai tagli subiranno una contrazione dei fondi post fusione. Nell’ultimo anno in Italia ci sono state fusioni tra comuni di grandi dimensioni ma il fondo di “premialità” destinato ai comuni appena fusi resterà identico. La torta da spartire rimane quindi la stessa ma dovrà essere divisa con tante bocche in più».

Veniamo alla finanziaria e prendiamo l’esempio del Comune capoluogo che approverà il bilancio venerdì prossimo. Quali saranno gli effetti dei tagli per i bellunesi?

«I bellunesi pagheranno tasse in più, perché, per fare fronte ai tagli del governo, la giunta De Pellegrin alzerà l’Irpef. Qui l’analisi dei dati è stata facile perché l’abbiamo trovata già fatta. Sono infatti gli stessi tecnici del Comune di Belluno a denunciare le cifre del tagli complessivi del governo. Tutte le simulazioni sono nell’allegato b) al bilancio che sarà votato in Consiglio venerdì. Si prevede un taglio di 270.278 euro per il 2025 e di ben 304.728 euro per il 2026. Quindi per far fronte ai tagli il Comune alzerà le tasse. E infatti, proprio nello stesso consiglio di venerdì, si approveranno anche le modifiche all’addizionale Irpef. Purtroppo temo non sarà l’unico comune ad alzare le imposte. Se poi passa anche il taglio del personale, per il Comune di Belluno – e in realtà anche per tutti gli altri comuni dell’ex distretto dell’Ulss 1 – saranno problemi davvero grossi anche per quanto riguarda la gestione del sociale».

Perché? Cosa c’entra la gestione del sociale con i tagli della finanziaria?

«C’entra parecchio perché per il capoluogo il combinato disposto tra legge finanziaria con relativo “blocco” del turn over e la nuova legge regionale sugli ATS può essere deflagrante. In breve: ad aprile la Regione Veneto ha fatto una legge in cui, con 24 anni di ritardo, vengono creati gli ambiti per la gestione del sociale. Tutti i comuni dell’ex distretto dell’Ulss 1 dovranno delegare il Comune capoluogo per la gestione di gran parte delle funzioni del sociale (assistenti sociali, assistenza domiciliare ecc) che oggi sono delegate all’Ulss. I Comuni trasferiranno al capoluogo i soldi che sono loro assegnati per il sociale. Il Comune di Belluno dovrà quindi assumere il personale per svolgere la funzione ma il problema è che, visto il blocco del turn over che rischia di entrare in vigore con la prossima finanziaria, non potrà assumere nessuno perché viene bloccata la possibilità dei Comuni di assumere. Vi immaginate il caos che verrà a crearsi? Peraltro in un settore così delicato».

Torniamo ai tagli, qualcuno dirà che tagli ai Comuni ce ne sono sempre stati, anche con altri governi.

«È vero. Ma tagli così non se ne vedevano dai momenti di crisi del governo Monti. Comunque possiamo raffrontare i tagli di questo governo con quelli precedenti. Nella simulazione che abbiamo fatto, infatti, i tagli sono divisi in tre tipologie. Finanziaria 2020 (spending informatica) che avrà effetto ancora solo per il 2025 e finanziaria 2023 e 2024 (quelle varate dal governo Meloni). Si vede subito quali sono le proporzioni mostrando il grafico. Prendiamo l’esempio di Feltre: il taglio del 2020 incide per 28.458 e scomparirà nel 2026, quelli del governo Meloni invece pesano complessivamente per 123.022 € nel 2025 e 173.902 € del 2026 e proseguiranno, alzandosi, fino al 2029. E in questo caso, oltre al taglio economico, si aggiungono le misure di restrizione del personale».

Però è appena stata approvata la legge per la montagna che – in teoria – dovrebbe mettere delle risorse aggiuntive.

«In teoria ma non in pratica perché dobbiamo dire le cose come stanno. La cosiddetta legge montagna è una vera e propria “Legge fuffa”. Sapete da dove prende i soldi per essere finanziata? Dal fondo di sviluppo per la montagna che era stato introdotto dal governo Draghi. È il gioco delle tre carte. La Legge montagna viene finanziata con soldi già destinati alla montagna. Non aggiunge un euro in più. De Carlo sta facendo su questo una gran propaganda, ma mentre va in giro a parlare di una legge che ha ben poco di concreto il suo governo taglia 1,5 milioni nel 2025 e 1,7 milioni nel 2026 ai Comuni bellunesi e ben 736.146 euro nel 2025 e 932.456 euro nel 2026 all’ente Provincia di Belluno. Se il senatore volesse davvero fare qualcosa per la montagna dovrebbe intervenire in tutt’altro modo».

Cioè come?

«Proponendo un emendamento alla Finanziaria. La Provincia di Belluno è riconosciuta dalla legge come unicamente montana. E così anche i Comuni che ne fanno parte. Sappiamo tutti che i costi del vivere in montagna – e quindi dell’amministrare – sono particolarmente più gravosi rispetto alle altre zone del Paese. De Carlo proponga (e faccia votare) un emendamento alla Finanziaria secondo cui le Province e i Comuni interamente montani così come riconosciuti dalla legge vengano esentati dai tagli lineari della Finanziaria del governo Meloni. Se c’è la volontà politica è una cosa che si può fare e che perlomeno non peggiorerebbe una situazione già complessa, mettendo in enorme difficoltà decine e decine di sindaci. De Carlo dovrebbe infatti sapere che non ce ne facciamo niente di leggi fuffa sulla montagna ma che, da bravi montanari, attendiamo segnali di concretezza».

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