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Fondo vittime amianto, l’ex ministro Centinaio riaccende il caso a Roma

Ci sono storie che non restano confinate in un perimetro. È l’effetto farfalla: una messa in suffragio delle vittime dell’asbesto a Broni, nel Pavese, sede di una fabbrica che produceva manufatti in cemento-amianto, la Fibronit, finisce per fare rumore a Monfalcone, casa della Lega, dopo aver sollevato cruciali interrogativi a Roma.

Questo perché dopo aver partecipato a quella funzione il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, in quota Carroccio, un esponente di alto profilo del partito di Salvini, già ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali e del Turismo nel Conte I, nonché sottosegretario di Stato per i medesimi temi durante il governo Draghi, com’è nelle sue facoltà ha presentato il 19 novembre un atto di sindacato ispettivo (numero 4-01597) dove chiede di sapere se la ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone sia al corrente del fatto che «la Commissione europea in relazione alle modalità ed alla legittimazione di accesso al fondo» nazionale delle vittime per l’amianto (con dotazione annua di 20 milioni dal 2023 fino al 2026) «abbia aperto una pratica ex officio sul potenziale aiuto di Stato derivante in particolare a Fincantieri» dal capitolo istituito con decreto-legge 34 lo scorso anno.

E se sappia della «richiesta all’Italia di presentare delle osservazioni sul punto, secondo quanto previsto dalla procedura precontenziosa».

Di più: il vicepresidente del Senato chiede «quali iniziative di competenza, anche di carattere urgente, voglia adottare (la ministra, ndr) affinché venga evitata una procedura di infrazione e venga altresì garantito l’accesso al fondo previsto alle vittime dell’amianto».

Insomma, quanto in buona sostanza da mesi perorano le associazioni.

Scese in campo a tutela degli esposti dopo quello che il centrosinistra locale non ha esitato a definire «il decreto vergogna», con insanabile spaccatura in Consiglio comunale e ritiro sull’Aventino, mentre la maggioranza di centrodestra col reggente Antonio Garritani restava da sola all’ultima massima assise a votarsi la relativa mozione promossa sul punto. Un documento diverso da quello sorretto dall’opposizione, ancora non discusso.

Dunque, stavolta a difesa dei diritti delle vittime dell’amianto scende in campo un esponente – non qualsiasi – della Lega, Centinaio, con istanze sovrapponibili a quelle avanzate dal centrosinistra, sia a livello locale che nazionale con la deputata Debora Serracchiani (e pure nel contesto europeo con l’onorevole dem Elisabetta Gualmini).

L’incipit dell’atto ispettivo appunto sta nell’episodio che ha visto di recente il vicepresidente del Senato presenziare a una messa in suffragio dei morti d’asbesto a Broni, invitato da Silvio Mingrino, vertice Avani, l’Associazione vittime amianto nazionale italiana.

Broni è uno degli epicentri delle patologie correlate alla fibra nociva, su tutte il mesotelioma, lì prevalentemente ricondotte, come spiega il consigliere regionale Enrico Bullian, «a una fabbrica che realizzava manufatti in cemento-amianto, la Fibronit: secondo produttore italiano alle spalle della Eternit».

«Nel corso del colloquio – riferisce – Mingrino aveva segnalato a Centinaio le problematicità del sedicente fondo per le vittime dell’asbesto, che in realtà rischia di esser destinato a una società pubblica della cantieristica navale, Fincantieri, innescando il problema di un presunto aiuto di Stato».

Aveva inoltre informato il senatore che alcune associazioni avevano già inviato i relativi incartamenti alla Commissione europea, Direzione generale della Concorrenza: dalla Fondazione Bepi Ferro di Padova alla Spanghero di Monfalcone, fino al Comitato permanente esposti amianto e ambiente di Milazzo, Messina.

E, stavolta bisogna dirlo, prontamente Centinaio s’è attivato con l’interrogazione parlamentare, depositata la scorsa settimana.

Commenta Bullian (Patto per l’autonomia): «Finora solo rappresentanti istituzionali del centrosinistra si erano spesi apertamente per rettificare questa palese ingiustizia. Che adesso prenda posizione una figura così autorevole della Lega, il vicepresidente del Senato, già ministro, mi pare uno scatto in avanti importante sulla strada verso una radicale rettifica del decreto vergogna. La normativa va riformulata per tornare a finanziare esclusivamente le vittime dell’amianto, lavoratori ed eredi, e potenziare la ricerca sulle malattie da amianto». —

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