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La console che ha cambiato tutto: i trent’anni della PlayStation

di Lorenzo Lazzeri

Un tradimento, un’idea folle e un uomo determinato. Il 3 dicembre 2024, la PlayStation celebra i suoi trent’anni, con una storia che somiglia più a un romanzo epico che a una cronaca aziendale. Una saga che inizia con un giovane ingegnere giapponese, Ken Kutaragi, e una sfida apparentemente impossibile: quella di trasformare Sony nel più grande fruitore di videogiochi della Storia.

Era la fine degli anni ’80. Nintendo, regina incontrastata del mercato, cercava di espandere il proprio impero e si era rivolta a Sony per sviluppare un lettore CD per il Super Nintendo. Fu proprio Kutaragi, allora oscuro ingegnere, a creare il chip audio che portò le due aziende a collaborare, ma il destino si ribellò: al CES , Il Consumer Electronics Show di Las Vegas, del 1991 mentre Sony era pronta a presentare il frutto di quel lavoro, Nintendo annunciò a sorpresa un accordo con Philips, scaricando brutalmente il partner giapponese.

Per molti sarebbe stata la fine, ma non per Kutaragi, il quale, incassato l’affronto, si presentò davanti al CdA di Sony con un progetto visionario: creare una console autonoma, basata su CD-ROM, che avrebbe surclassato Nintendo e definito una nuova era. Il consiglio era titubante, ma il presidente Norio Ohga, furioso per l’affronto subito, decise di scommettere su quel giovane testardo. La squadra di Kutaragi fu relegata ai margini, nel settore musicale dell’azienda, perché entità finanziaria separata oltre ad essere lontano dagli occhi dei conservatori interni e libera di innovare.

E così, nel dicembre del 1994, venne alla luce ufficialmente PlayStation. In Giappone, e pochi mesi dopo in tutto il mondo, esplose una rivoluzione. La console era potente, versatile e accessibile; i giochi, su CD, costavano meno e arrivavano al cuore dei giocatori con esperienze che nessuno aveva mai immaginato: Final Fantasy VII, Gran Turismo, Metal Gear Solid. Poi c’era il marketing, audace e geniale, un vero e proprio caso scuola, trasformando PlayStation in un fenomeno culturale, capace di parlare sia ai ragazzi che agli adulti. Non era più un giocattolo, ma una macchina per sognare.

PlayStation non conquistò solo il mercato, ma riscrisse le regole. Grazie alla visione di Kutaragi, Sony si impose come leader del settore, battendo Nintendo e Sega, mentre il giro d’affari dell’intero mercato dei videogiochi – oggi 92 miliardi di dollari l’anno totali, considerando solo PC e console – cresceva a dismisura. Kutaragi stesso divenne una leggenda, il Papà di PlayStation. Dopo il successo della PS2, la console più venduta di sempre, si ritirò nel 2006, lasciando a Kazuo Hirai il compito di proseguire un’eredità straordinaria.

Trent’anni dopo, la console è arrivata alla quinta generazione. Il mondo del gaming è cambiato: servizi in abbonamento, strategie transmediali e modelli free-to-play dominano il panorama, ma la scintilla accesa da Kutaragi ancora brilla tra le costellazioni più luminose. Oggi, con oltre 600 milioni di giocatori console, il marchio PlayStation continua a essere sinonimo di innovazione e successo, mentre il mercato videoludico, che abbraccia donne, uomini, giovani e adulti, è diventato un punto cardine della cultura globale.

Il viaggio di PlayStation è, in fondo, il viaggio di un uomo che ha creduto nel sogno di trasformare un’umiliazione in un’opera d’arte. Un uomo che ha creato non solo una console, ma un mondo. Un uomo che, trent’anni dopo, guarda a quella piccola macchina grigia e può dire: missione compiuta.

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