Un venerdì di ordinaria follia, sei agenti feriti a Torino. Piantedosi: “Clima alimentato da frange estreme”
Ed ecco il Red Friday. Venerdì da dimenticare. Sei agenti feriti a Torino, scontri con la polizia in molte altre piazze d’Italia, manifestanti pro Pal che bruciano i volti di Meloni, Salvini, Crosetto, Cingolani (ad Leonardo). Studenti che bloccano i binari a Porta Susa al grido «Intifada! Intifada» bloccando la circolazione dei treni.Tutta la galassia antagonista si coagula in un venerdì da dimenticare. “Oggi a Torino le stesse bandiere sventolate in nome della pace sono state scagliate contro gli operatori di polizia. Un clima pesante alimentato da frange estreme che si organizzano con il solo scopo di attaccare chi opera per garantire il diritto di manifestare le proprie idee”, dichiara al termine di un venerdì di ordinaria follia il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “La situazione è pesante”.
E venne il giorno del caos: guerriglia a Torino
E’ la giornata del caos, sciopero, pro Pal, piazze anti-manovra, tutta un’esplosione di violenza antigovernativa. Eppure, per il capo della Cgil si è trattato di una giornata gloriosa, “è una giornata di mobilitazione come da tempo non si vedeva.- sottolineava da Bologna sciorinando gongolante i dati dell’adesione allo sciopero, senza interrogarsi troppo sulla gravità di quanto stava accadendo a Torino. Interviene la seconda carica dello stato: “Condanno fermamente i gravi incidenti causati dagli Antagonisti e ribadisco il mio forte e convinto sostegno alle donne e agli uomini delle Forze dell’ordine. Quanto avvenuto non ha nulla a che vedere con il diritto a un dissenso legittimo e costruttivo. È urgente porre fine alla violenza e ristabilire un clima di confronto civile e democratico, fondato sul dialogo e sul rispetto. Alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e ai ministri Matteo Salvini e Guido Crosetto rivolgo la mia piena solidarietà”. Così Ignazio La Russa, presidente del Senato. “Il clima di odio e violenza fomentato da allarmi falsi, incitamenti alla rivolta e messaggi che istigano allo scontro, è inaccettabile”: si sfoga Elisabetta Casellati ministra per le Riforme istituzionali.
E poi il lessico del numero uno della Cgil che diventa un caso politico quando da Bologna ha inisistito: “Rivoltare come un guanto questo Paese: e per farlo c’è bisogno della partecipazione di tutte le persone. La rivolta sociale, per noi, significa proprio dire che ognuno di noi non deve voltarsi da un’altra parte di fronte alle ingiustizie”. Da FdI il giudizio su quanto accaduto è molto severo: Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Gli antagonisti, da perfetti burattini, dimostrano di seguire alla lettera gli incitamenti alla rivolta sociale lanciati nelle scorse settimane dal segretario generale della Cgil Landini e si scagliano contro le forze dell’ordine bruciando foto del presidente Meloni e di alcuni ministri. Ancora una volta la città di Torino vive scene di periodi bui che speravamo tutti fossero dimenticati”. La collega senatrice di Fratelli d’Italia Paola Mancini mette insieme vari elementi: “Prima ‘Rivolta sociale’, poi ‘rivoltare l’Italia come un guanto’, così Landini alle piazze. Che a Torino gli fanno eco con i centri sociali che inneggiano ‘al rogo, al rogo’. Ognuno tragga le sue conseguenze di fronte a tanta esibizione di aggressività, che va ben oltre il diritto allo sciopero ed a manifestare le proprie opinioni”. “Bruciare le immagini del Presidente del Consiglio e di alcuni ministri richiama momenti violenti, intolleranti, oscurantisti della storia italiana ed europea. Chi non condanna duramente questi gesti ne è implicitamente complice”, scrive Valditara sui social.
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