World News

Bocciare le luminarie a Udine perché non richiamano i simboli della fede è da miopi

Comune e Chiesa. Business e religione. Giudizi e polemiche. La scelta delle luminarie che da una decina di giorni fanno bella mostra di sè in centro a Udine, ha acceso – scusate il gioco di parole – il dibattito non soltanto sulla bellezza del mix di colori e di animazione, ma anche sull’attinenza alla tradizione e a cosa dovrebbero rappresentare.

Ora, se certamente sarebbe lecito, e forse pure produttivo per il confronto, discutere sul costo delle stesse e sulla bontà dell’operazione, lascia perplessi che la valutazione negativa sulla scelta di palazzo D’Aronco sia legata all’assenza di richiami alla Natività oppure dei canonici simboli del Natale, fino a chiamare in causa le radici giudaico-cristiane dell’Europa.

Terreno senza dubbio scivoloso di per sè, questo, perché quando si mescolano fede e secolarità si rischia spesso di cadere in un doppio errore. Il primo porta a incrociare due linee che, in questo Paese, dalla breccia di porta Pia in poi hanno cominciato – per fortuna di tutti – a muoversi su binari sempre più divergenti.

Pensare di riavvicinarle, pur temporaneamente, è poi il secondo errore, visto come se contestiamo, a ragione, quegli Stati in cui in altre parti del mondo il divino si mescola alla politica, non può starci bene che la crasi si materializzi da noi a Natale, soltanto perché quel divino è il nostro e – molto teoricamente – riteniamo di capirlo e interpretarlo meglio.

Non si può, in sintesi, continuare a guardare Galileo con gli occhi del cardinal Bellarmino. Il dovere di un’amministrazione, cioè, è quello di immaginare e mettere in campo le strategie migliori per il bene della città. Che in questo caso significa portare più gente possibile in centro in uno dei periodi cruciali per il fatturato dei commercianti. E queste luci rispondono allo scopo, almeno stando ai numeri e ai commenti.

Poi possono piacere o meno, ci mancherebbe: rientra nel mero gusto personale. Ma è miope e fallace bocciarle perché non rispetterebbero la tradizione. Quella è materia di Chiesa, che non manca di ricordare e commemorare come merita una delle festività più importanti del cristianesimo. Peraltro evolvendosi e adattandosi alla contemporaneità spesso più velocemente di altri. Altrimenti saremmo ancora al messale in latino. Affascinante e aulico. Ma fuori dal tempo.

Читайте на 123ru.net