Scarmagno, per il caso Darkem il reato è prescritto
SCARMAGNO. Rogo Darkem. Il reato è prescritto. La sentenza della Cassazione di martedì 26 novembre 2024 “annulla” così le condanne penali inflitte ai fratelli Giuseppe e Davide D’Arco e conferma i risarcimenti legati all’incendio che nella notte del 3 maggio 2016 distrusse completamente l’azienda.
scarmagno sigla un accordo
«È stato un processo lungo e faticoso, magistralmente incardinato dal tribunale di Ivrea e poi lineare negli altri due gradi di giudizio - spiega l’avvocato Andrea Castelnuovo, attraverso cui il Comune di Scarmagno si è costituito parte civile -Sapendo dell’imminente prescrizione ho siglato un accordo affinché l’amministrazione comunale ottenesse i risarcimenti dovuti e il pagamento delle spese legali sostenute nei tre gradi di giudizio. Accordo sottoscritto e quindi valido».
Soddisfazione espressa anche da Stefano Rossi, avvocato dei D’Arco, che rivela: «Una soluzione che rende giustizia a Giuseppe e Davide. La Cassazione ha accettato il ricorso che metteva in evidenza come la posizione dei miei clienti fosse minimale rispetto ai fatti contestati loro».
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la storia e i gradi di giudizio
Ripercorrendo la vicenda giudiziaria una lieve riduzione di pena, per i fratelli Giuseppe e Davide D’Arco, ritenuti responsabili del rogo della Darkem di Scarmagno, era già arrivata dalla Corte d’Appello di Torino il 22 gennaio del 2024.
Si era passati dai 3 anni comminati dalla giudice Antonella Pelliccia del Tribunale di Ivrea il 29 marzo 2023 ai 2 e 10 mesi (peraltro era la pena richiesta dalla pm Valentina Bossi). Questa pronuncia era arrivata a tempo di record rispetto alla sentenza di primo grado, perché il rischio della prescrizione era forte. Ed infatti è sopraggiunta subito dopo il 17 gennaio 2024 quando la Cassazione aveva ritenuto ammissibile il ricorso della famiglia D’Arco.
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I fatti, come detto, risalgono al 30 maggio 2016 quando il sito, su cui sono insistite le macerie del crollo fino allo scorso anno, è stato interessato da un tremendo incendio, con quattro violente esplosioni, che hanno proiettato le macerie anche a grande distanza fino a investire le villette di Giuseppe Nesci e Pasquale Inzillo, che si sono costituiti parti civili nel processo, insieme al Comune di Scarmagno e ai vigili del fuoco, i poliziotti e i carabinieri intervenuti sul posto e feriti - in alcuni casi anche in maniera grave - dal fuoco e dalle esplosioni. La storia della Darkem di Domenico D’Arco - padre di Giuseppe e Davide, deceduto prima della chiusura delle indagini - è una vicenda puntellata di incidenti e incendi che si è trascinata per molti anni, in Canavese, da quando si chiamava ancora Interchimica e si trovava in regione Tebbio a Strambino. Prima di arrivare a Scarmagno la loro attività era stata anche a Torre Balfredo, nel Comune di Ivrea, dove era scoppiato un incendio nel 2012. La Darkem ha sempre trattato prodotti chimici, rimanendo costantemente sotto l’occhio vigile dell’Arpa per le sue attività. Quella sera, intorno alle 21.30, il capannone era vuoto, i dipendenti se ne erano andati e non c’era nemmeno il custode. Le fiamme sono divampate alle 21 e dopo pochi minuti sul posto era già presente una squadra di vigili del fuoco di Ivrea, i carabinieri e una volante della polizia.
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le quattro esplosioni
Intorno alle 21.30 in rapida sequenza erano avvenute quattro devastanti esplosioni descritte dai presenti come un vero e proprio inferno. Il capannone era stato sventrato e detriti incandescenti come un vulcano erano stati scagliati in ogni direzione fino a una cinquantina di metri. Sette persone, tra vigili del fuoco e carabinieri vennero feriti, anche gravemente, ma nessuno, per puro miracolo, rimase ucciso quella notte. Pio Coda, legale di Inzillo e Nesci dopo il processo d’Appello affermò che «sono stati respinti i motivi di ricorso in appello con una minima riduzione. Se anche il processo andasse prescritto, sotto il nostro profilo di danneggiati conta questa conferma».
La Cassazione scrive adesso la parola fine: nessuna condanna penale per i D’Arco ma le vittime saranno risarcite.