Latitante da vent’anni, rientra in Italia per far visita al fratello e viene condannato per una rapina del 2003
FONTANAFREDDA. Ventuno anni fa la rapina in casa a Vigonovo di Fontanafredda ai danni di un’anziana, che all’epoca dei fatti, aveva 69 anni. L’uomo, Gezim Gega, 45 anni, originario dell’Albania, è stato condannato ieri davanti al tribunale di Pordenone, riunito in composizione collegiale presieduto da Eugenio Pergola, alla pena di sei anni di reclusione e al pagamento di 1500 euro per la rapina messa a segno il 7 marzo 2003 in un’abitazione di via Mazzini nella frazione di Fontanafredda. L’uomo, attualmente libero, è difeso dall’avvocato Anna Maria Tarulli del foro di Pordenone. Per l’accusa, invece, il pubblico ministero Maria Grazia Zaina.
Il processo per rapina pluriaggravata in concorso con due complici mai identificati era cominciato solo l’anno scorso, dopo un lungo periodo in cui era rimasto congelato per irreperibilità dell’imputato. A incastrarlo è stato un ritorno in Italia per fare visita al fratello. Era il 24 marzo 2023 quando, atterrato a Verona con un volo proveniente dalla Germania, era stato fermato ai controlli dello scalo, dove era scattato l’alert per i “ricercati”. L’uomo, che usava l’alias Beqiri, era stato inchiodato da un riscontro positivo sul Dna ricavato dalla sciarpa usata per nascondere il viso. Con la notifica degli atti a suo carico è ripartito il processo sospeso per vent’anni.
Quella notte tre uomini avevano forzato la porta dell’abitazione isolata, tuttavia solo Gega è stato identificato, mentre è rimasta ignota l’identità degli altri due complici. Stando alla ricostruzione dei fatti, dopo aver forzato la serratura della porta d’ingresso ed essersi coperto il volto con una sciarpa presa dall’attaccapanni, Gega aveva aggredito l’anziana sul letto che si trovava in cucina, coprendola con un lenzuolo per impedirle di scappare. Minacciata, la donna era stata costretta a consegnare cento euro in contanti. In due avevano poi rovistato in casa, nei mobili, trovando anche un orologio e due anelli in oro e il portafogli con i documenti. Alla donna avevano fatto sfilare pure la catenina che aveva al collo. Le avevano portato via anche il cellulare. Quindi si erano dileguati nell’oscurità. L’accusa ha contestato anche le circostanze aggravanti della minorata difesa e dell’aver commesso la rapina in più persone e a volto travisato. —
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