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Un’altra emergenza idrica in Sicilia: in 18 Comuni tracce di salmonella. Siccità, a Enna i sindaci occupano la diga: “Basta acqua a Caltanissetta”

Accompagnare gli alunni della scuola primaria in bagno e stare attenti che, dopo avere lavato le mani, non si tocchino le labbra e il viso. È questa una delle raccomandazioni data dal sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, agli insegnanti della frazione di Fulgatore, dopo l’allarme salmonella rilevata nei campionamenti di Siciliacque, la società che gestisce il servizio idrico. Dopo i livelli di arsenico in eccesso rilevati nelle tubature a Nizza di Sicilia, nel Messinese, che ha costretto il sindaco, Pietro Briguglio, a dichiarare la non potabilità dell’acqua, adesso un nuovo allarme, sebbene di diversissima natura, coinvolge ben 18 comuni nel Trapanese e 3 della provincia di Agrigento. L’ennesimo caso in una Regione flagellata dall’emergenza siccità. E che nella provincia di Enna ha portato i sindaci di cinque comuni a occupare il potabilizzatore della diga Ancipa: vogliono sia sospesa l’erogazione verso alcuni centri della provincia di Caltanissetta. In questo modo l’acqua dell’invaso durerà più a lungo. Una lotta tra assetati, sedata dall’intervento dei carabinieri. Ma andiamo con ordine.

Allarme salmonella – A lanciare l’ultimo allarme stavolta è stata Siciliacque, la società (partecipata al 25 per cento dalla Regione siciliana) che gestisce l’erogazione idrica in provincia di Agrigento, Caltanissetta, Trapani, Enna e in alcune zone di Palermo e Messina. I campionamenti fatti da Siciliacque per l’acqua della diga Garcia in uscita dal potabilizzatore di Sambuca hanno rilevato tracce di salmonella: “In seguito ai risultati delle analisi, la società ha potenziato il trattamento di disinfezione per abbattere la presenza dei batteri, informando tempestivamente le Asp e le prefetture di Trapani e Agrigento al fine di prendere i necessari provvedimenti a tutela della salute pubblica”, scrive la società in una nota. Per questo la prefettura di Trapani ha raccomandato ai sindaci di emanare le ordinanze di non potabilità dell’acqua. In allerta gli abitanti di Partanna, Santa Ninfa, Salaparuta, Poggioreale, Gibellina, Salemi, Vita, Calatafimi, Buseto Palizzolo, Alcamo, Paceco, Erice, Valderice, Custonaci e Trapani (alcune frazioni e non il centro abitato) più 3 comuni dell’Agrigentino: Santa Margherita Belice, Montevago e alcune contrade di Sambuca. Non si può bere l’acqua ed è consigliabile farla bollire almeno per venti minuti nel caso se ne voglia fare un uso culinario. Attenzione massima nelle scuole. “L’eccesso di prudenza riguardo la salmonella non è mai energia sprecata”, sottolinea Tranchida.

“Colpa delle condizioni delle dighe” – Ma cos’ha provocato questo nuovo allarme? È possibile che l’acqua della diga sia troppo poca e il ristagno abbia favorito la proliferazione del batterio? “Risalire alle cause della salmonella è molto complicato, certamente le condizioni delle dighe destano molta preoccupazione: c’è poca acqua, i pesci rischiano di morire e le condizioni generali di aggravarsi: siamo di fronte a rischi gravissimi”, sottolinea Beppe Amato di Legambiente. E non è il solo ad allarmarsi: “La crisi idrica che stiamo attraversando resta una delle cause più gravi, tali da aver peggiorato la situazione degli invasi, della potabilizzazione e distribuzione. Chiediamo a sostegno delle famiglie, che stanno affrontando disagi aggiuntivi per un bene primario ed essenziale che è l’acqua, che venga programmato un sistema di monitoraggio, tra le Asp e Siciliacque, idoneo a fornire un efficace e solerte riscontro, che possa servire ad individuare le cause d’inquinamento nei tempi più brevi possibili, per evitare di coinvolgere l’utenza”, chiedono la segretaria generale Cisl Palermo Trapani Federica Badami e il segretario generale Femca Cisl Palermo Trapani Andrea Perrone.

Allerta nelle scuole – La presenza del batterio preoccupa soprattutto per l’erogazione nelle scuole: “’Massima attenzione deve esserci non solo per il consumo domestico ma anche nelle reti che riforniscono le scuole del territorio – continuano i due sindacalisti – Ci auguriamo che Siciliacque possa risolvere al più presto e che i sindaci si attivino subito con l’ordinanza di divieto di potabilità dell’acqua, perché a rischio c’è la salute dei cittadini”. Intanto continuano i campionamenti e tra lunedì e martedì gli ultimi test diranno qual è la portata della presenza del batterio nelle acque in uscita da Sambuca.

L’occupazione della diga Ancipa – Nella provincia di Enna, invece, un gruppo di cittadini ha occupato il potabilizzatore della diga Ancipa e staccato il ramo che eroga acqua verso Caltanissetta. Era stato infatti deciso dall’Autorità di gestione del bacino come l’invaso dovesse rifornire soltanto le città che ricevono acqua solo da questa fonte. Si tratta di cinque comuni della provincia di Enna: Troina, Cerami, Nicosia, Sperlinga, Gagliano. La diga, infatti, è in esaurimento e quando l’acqua sarà finita questi centri avranno una unica soluzione: i silos riforniti da autobotti private. Dopo la sospensione decisa il 15 novembre, però, l’erogazione dell’Ancipa è stata riattivata verso le condotte di Caltanissetta e San Cataldo. Scelta obbligata visto che sono state rintracciate delle perdite nei pozzi da cui questi comuni estraevano l’acqua per l’erogazione. Il dietrofront ha però esasperato gli animi, coi sindaci che si sentono “traditi” dalla decisione. “Questa scelta dimezzerà la durata dell’invaso e lo fa esaurire entro il 6 di dicembre, quando resteremo dunque completamente senz’acqua”, spiega Fabio Bruno, presidente del Movimento in difesa dei territori, un’associazione nata a Nicosia, che monitora lo stato dell’emergenza siccità. Preoccupata di rimanere a secco, dunque, la popolazione della zona ha occupato il potabilizzatore per tagliare i rifornimenti ai vicini nisseni. Alla protesta, guidata dai sindaci dei cinque comuni, hanno partecipato circa cinquecento cittadini. “Non lasceremo senz’acqua 26mila persone”, ha detto Fabio Venezia, ex sindaco di Troina e deputato regionale del Pd, presente alla manifestazione. Alla fine sono dovuti intervenire i carabinieri per sedare quella che è a tutti gli effetti una guerra tra assetati.

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