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Non c’è pace per Pamela, ricorso della difesa di Oseghale per evitargli l’ergastolo. L’urlo della madre

Non c’è pace per la memoria di Pamela Mastropietro e per lo strazio della mamma. I legali del nigeriano Innocent Oseghale, condannato all’ergastolo per l’uccisione e lo smembramento del corpo della 18enne romana, hanno depositato un ricorso straordinario presso la Corte di Cassazione. Un ricorso relativo all’aggravante della violenza sessuale: risultata poi decisiva per la sentenza di pena mai nei confronti del 35enne nigeriano.

Omicidio Pamela Mastropietro: la mossa dei legali di Oseghale per evitargli l’ergastolo

“Ci auguriamo che la Corte di Cassazione prenda atto del nostro ricorso, annulli o revochi la sentenza, dunque revochi la condanna all’ergastolo”. E’ quanto afferma all’Adnkronos l’avvocato Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi, di Innocent Oseghale. Che è già condannato in via definitiva con le accuse di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela; e i resti della quale furono ritrovati chiusi in due trolley il 30 gennaio 2018. La difesa di Oseghale con questa mossa ritengono che sia stato commesso un errore nella ricostruzione sancita dalla sentenza:

Omicidio Pamela, cosa dicono i legali di Oseghale

“La Corte sostiene che Oseghale abbia ritardato la cessione della sostanza stupefacente affinché (Pamela ndr) entrasse in casa sua” e avessero un rapporto. “Ma in realtà non è stato Oseghale a dare la droga: lui ha fatto solo da tramite”, sottolinea Matraxia, ricordando che Oseghale ha sempre negato la violenza sessuale. “Si tratta di un ricorso straordinario. E già il fatto che sia stata fissata l’udienza il 16 gennaio per noi è un risultato – prosegue il legale -. Ci aspettiamo che si prenda atto di questo errore: e si vada a rivalutare, quindi, il reato di violenza sessuale che ha determinato l’ergastolo”.

La mamma di Pamela: “E’ troppo con c’è pace per il mio dolore”

“Rispettate il dolore”, invoca la mamma di Pamela. Dolore e rabbia di Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro. La richiesta della revoca della pena dell’ergastolo l’ha schiantata un’altra volta. “Sto veramente male. A sei anni e dieci mesi (dalla morte di Pamela ndr) mi arriva questa nuova batosta, è troppo: non c’è rispetto per le vittime e per le famiglie delle vittime. Non è giusto”, afferma all’Adnkronos Alessandra Verni. “Io spero che rispettino il dolore, tutta la violenza che ha vissuto Pamela quel giorno. Spero che rispettino il dolore di noi familiari, che di riflesso siamo anche noi vittime – continua -. Per quanto mi riguarda, io sto pagando anche con la salute questo dolore. Mentre il papà di Pamela è morto lo scorso anno”.

Il calvario della mamma di Pamela

La mamma di Pamela spera che il 16 gennaio la condanna all’ergastolo sia confermata: “Spero che i magistrati si mettano una mano sulla coscienza e rigettino tutto”. Era il 23 gennaio dello scorso anno quando, dopo un appello bis, Oseghale fu condannato in via definitiva. Alessandra Verni pensava di essersi lasciata alle spalle l’iter giudiziario; qualche settimana dopo, ha dato vita a un’associazione di volontariato intitolata e in memoria della figlia. “Ora è come tornare indietro”, sottolinea la mamma di Pamela. Che da anni si batte anche per far riaprire le indagini, convinta fin dall’inizio che ci siano dei complici. Adesso Alessandra Verni proprio non si aspettava un ritorno davanti alla Corte di Cassazione: “E’ la conferma che, dietro alla morte di Pamela, c’è qualcosa di più grosso”, sostiene. “Noi, tante famiglie di vittime, siamo stanche – conclude – Parlano di carceri, di rieducazione, parlassero anche di tutela e di diritti delle vittime e delle loro famiglie, di certezza delle pene, dure e senza sconti per chi commette delitti efferati, omicidi volontari e violenza”.

 

 

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