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Carlo d’Asburgo, il coraggio della pace nella Grande Guerra

A vent’anni dalla beatificazione dell’ultimo imperatore e re dell’Austria-Ungheria, è uscito per Gaspari editore un volume di 512 pagine, dal titolo: Carlo d’Asburgo e il coraggio della pace nella Grande guerra. La vita e tempi dell’ultimo Imperatore d’Austria (Carlo I) e Re d’Ungheria (Carlo IV), 1887-1922. Ne sono autori Roberto Coaloa (che qui presenta l’opera) e don Marco Eugenio Brusutti.

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Il saggio mostra la figura del Beato Carlo d’Asburgo, morto in esilio nell’isola di Madera all’età di trentaquattro anni, il 1° aprile 1922, come centrale nella storia diplomatica e militare della Prima guerra mondiale e, addirittura, profetica per i successivi destini d’Europa.

Le ricerche d’archivio e la narrazione delle vicende storiche presenti in questo volume approfondiscono le responsabilità dei nemici dell’Impero asburgico alla fine del 1918, incapaci di creare una pace dopo un atroce conflitto mondiale e soprattutto di far nascere una nuova realtà statuale nell’Europa centrale. Coaloa da decenni studia l’Austria-Ungheria, raccontandola come «un’anticipazione di un’Europa futura, forse utopica, finalmente pacificata». Malauguratamente, spiega Coaloa «dopo la Prima guerra mondiale, la Seconda guerra mondiale distrusse quasi completamente l’idea di Europa centrale. L’Austria era diventata tedesca e le altre componenti della Duplice Monarchia subirono l’invasione nazista e quella sovietica.

Nel 1938, a Monaco, Gran Bretagna e Francia si accordarono per cedere al Reich di Hitler il territorio dei Sudeti, privando il nuovo Stato della Cecoslovacchia di gran parte delle sue industrie e delle sue difese. Poi, nel 1939, Hitler smembrò ciò che rimaneva della Cecoslovacchia. Praga fu dichiarata “la quarta città del Terzo Reich” (dopo Berlino, Vienna e Amburgo)». Gli eventi tragici, per i Paesi nati dalla dissoluzione dell’Austria-Ungheria, continuarono dopo Yalta e, alla fine del conflitto mondiale, fu l’Unione Sovietica ad aggredire Ungheria e Cecoslovacchia.

Dopo gli eventi sanguinosi di Budapest nel 1956 e di Praga nel 1968, Milan Kundera, citato ampiamente da Coaloa, riconobbe l’importanza dell’impero asburgico, «che - chiarisce lo storico - era stato, infatti, il grande terreno mitteleuropeo e multiculturale di crescita e sviluppo delle singole culture nazionali, oltre ad essere stato un naturale baluardo politico contro le mire espansionistiche della Russia, così com’era stata l’Ungheria nella difesa dell’antico Impero romano».

Carlo d’Asburgo, prima di diventare Imperatore, aveva studiato a Praga. Lì studia il ceco e conosce il grande storico Jaroslav Goll. Non a caso, perché durante la Monarchia, a Praga, nel 1881, era stata creata un’università in lingua ceca, parallela a quella tedesca già esistente, e alla lingua ceca fu garantita la parità con quella tedesca nei tribunali, e in conseguenza di mutamenti elettorali, i cechi poterono acquistare il controllo della Dieta boema».

Carlo d’Asburgo poteva essere il salvatore della Duplice Monarchia, dopo i 68 anni del prozio Francesco Giuseppe. Era senz’altro l’uomo giusto, ma ebbe la sfortuna di diventare Imperatore, alla fine del 1916, ereditando una guerra da lui non voluta.

Le ricerche per la stesura di questo volume sono state svolte nell’arco di più di vent’anni. Questi i luoghi principali (tutti gli archivi sono elencati e descritti nelle conclusioni del volume): in Portogallo, a Madera. In Austria, a Vienna, l’Österreichische Staatsarchive. In Gran Bretagna, le ricerche sono state assai proficue: «col grazioso permesso di Sua Maestà la Regina» il ricercatore ha potuto avere accesso, al castello di Windsor, a tutti i documenti riguardanti l’Imperatore Carlo e Re Giorgio V (il nonno della Regina Elisabetta II e bisnonno dell’attuale Re Carlo III), che affidò alla protezione di Carlo e Zita, alla fine della guerra, i suoi migliori uomini, come il tenente colonnello Edward Lisle Strutt, per non replicare la tragedia dei Romanov.

Carlo d’Asburgo emerge come un personaggio che non fu un testimone passivo dell’avanzare degli eventi. Le ricerche mettono sotto i riflettori il ruolo dell’Imperatore nella ricerca della pace, a stretto contatto con Papa Benedetto XV.

Il contatto non superficiale con i soldati al fronte, già nei primi mesi della Prima guerra mondiale, gli aveva fatto capire l’orrore della lotta, la verità sulla “inutile strage”, permettendogli di raccomandare, con forza, agli altri potenti, ma “sonnambuli”, il ritorno alla pace come fondamentale per salvare l’Europa da altre tragedie.

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