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Tra Volkswagen e sindacati ora il gioco si fa duro. Da lunedì partono gli scioperi a supporto della trattativa

Ig Metall va allo scontro con Volkswagen. L’aria di battaglia si respirava da giorni, ora la conferma. Già da lunedì inizieranno gli scioperi per opporsi alle migliaia di tagli di posti di lavoro prospettati dal gruppo automobilistico tedesco.

“Se necessario, questa sarà la battaglia contrattuale collettiva più dura che Volkswagen abbia mai conosciuto“, avverte il sindacato in un comunicato stampa, al termine del periodo di dialogo sociale obbligatorio per 120mila dipendenti del gruppo. “La Volkswagen ha disconosciuto i nostri contratti collettivi”, ha affermato Thorsten Groeger, del sindacato IG Metall. “Avvieremo dunque scioperi di avvertimento in tutti gli stabilimenti”, ha aggiunto.

Venerdì scorso l’azienda ha respinto le proposte delle organizzazioni dei lavoratori che comprendevano una riduzione dei salari del 10% per scongiurare esuberi e chiusure. Volkswagen ipotizza di fermare tre stabilimenti tedeschi (sui 10 in attività) e ridurre la forza lavoro di 15mila unità su 300mila. Si tratterebbe della prima mossa dell’azienda di questo tipo dal secondo dopo guerra. Per oltre mezzo secolo è rimasto in vigore un tacito accordo tra azienda e lavoratori con i secondi che si impegnavano ad accettare compressioni dei salari nelle fasi di crisi in cambio di una garanzia di tutela dei posti di lavoro e di compartecipazione alle strategie industriali.

La governance della casa automobilistica, che contempla posti nel consiglio per i rappresentanti dei lavoratori (oltre che per quelli della Bassa Sassonia), rende comunque difficile far passare decisioni così radicali in assenza di un accordo. Dopo l’annuncio degli scioperi il gruppo di Wolfsburg ha affermato di “rispettare i diritti dei dipendenti” e di credere nel “dialogo costruttivo”, secondo il principi della cogestione, per “raggiungere una soluzione sostenibile e sostenuta collettivamente”. Parole che al momento però non hanno fatto breccia tra i lavoratori. Secondo Ig Metall “la differenza tra le posizioni è ancora enorme”.

Quello di Volkswagen è solo uno dei casi più eclatanti della crisi di sovraproduzione rispetto alla domanda che stanno affrontando le case automobilistiche di mezzo mondo. Chiusure e/o interventi sugli organici sono stati annunciati anche da Nissan, Stellantis e Mercedes. In sofferenza sono tutte le filiere, con i grandi fornitori di componentistica come Bosh che hanno a loro volta previsto dei tagli.

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