L’eredità senza tempo di San Francesco: poesia, pace e fraternità per il mondo di oggi
Intorno al 1224 Francesco d’Assisi, due anni prima della sua morte, componeva il suo celebre Cantico delle Creature. In occasione degli 800 anni dalla sua composizione si riunirà a Roma un gruppo di circa venti poeti dall’Italia e dal mondo per l’evento “Nel nome del Cantico”, promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede in collaborazione con il Comitato Nazionale per le celebrazioni.
L’eredità di San Francesco è enorme, e ha plasmato la nostra immaginazione. L’ha nutrita di ideali di pace, di fratellanza, di rapporto con l’ambiente in cui viviamo, la nostra casa comune: ideali che sembrano persi in questo tempo di fratture e divisioni.
Ma perché celebrarlo con i poeti? Perché Francesco ha alimentato la poesia fornendo ispirazione ad artisti di ogni epoca e di ogni tradizione. Dobbiamo recuperare il sentimento del mondo. «Et ellu è bellu», diceva Francesco del sole, ma anche del fuoco e delle stelle. Ma è lo stesso sentimento che lo guida non solo alla custodia del creato, ma anche della fraternità. Il suo incontro con il Sultano Malik al-Kamil nel corso della V crociata lo ha reso un’icona di pace e di diplomazia tra gli opposti, nel desiderio di una fratellanza radicale.
Papa Francesco ha raccolto la sua eredità in due sue encicliche: la “Laudato si’”e la “Fratelli tutti” che devono il loro nome a espressioni francescane. Ecco che cosa dobbiamo recuperare di ciò che sembra essere andato perso nei nostri anni: la cura per la casa comune e il senso di fratellanza che ci rende responsabili gli uni degli altri. «Tutto è connesso», scrive papa Francesco. Abbiamo bisogno di voci che esprimano il dramma e che sappiano ancora cantare e lodare. Ecco perché ricordare san Francesco in poesia: perché – come ha scritto il Papa che porta il suo nome – forse
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