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Siria, Tajani lancia l’allarme: “Rischiamo un nuovo collasso migratorio. Muoviamoci per evitare il peggio”

“In Siria rischiamo un nuovo collasso migratorio e una nuova catastrofe umanitaria. Dobbiamo tutti muoverci e fare in fretta per evitare il peggio. Sto seguendo quello che accade minuto per minuto. In queste ore il collegio francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni. Faccio appello a tutte le parti in conflitto in Siria perché sia tutelata la popolazione civile. Continuiamo ad assicurare con la nostra ambasciata ogni possibile assistenza agli italiani in Siria”. lancia l’allarme in un’intervista al Qn il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Il Collegio francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni, aveva subito scritto su X il ministro.

Siria, Tajani: “Rischio collasso migratorio come nella prima gierra siriana”

“Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo in Siria, per le centinaia di morti che rischiano di avere ancora – avverte Tajani -. Ma se scoppia una guerra civile, il vero rischio per noi è che ci sia un collasso migratorio. Così come c’è stato in occasione della prima guerra civile siriana, con la fuga verso il Libano e verso la Germania, dove furono accorti dalla Merkel. La questione siriana è come un’ulteriore escalation in un’area grave conflitto. Oggi sarò al Cairo per partecipare alla conferenza umanitaria per rafforzare la risposta a Gaza, coorganizzata da Egitto e Nazioni Unite. L’incontro sarà anche il primo momento in cui la comunità internazionale potrà confrontarsi anche sul nuovo fronte della crisi in Siria”.

Tajani: “Il cessate il fuoco in Libano è fragile”

“Il cessate il fuoco in Libano è fragile – prosegue il ministro -. Ma dobbiamo fare in modo che si consolidi, perché se fallisce lo stop alle armi in Libano non ci saranno più speranze di averlo a Gaza. Dobbiamo lavorare per una de-escalation e dobbiamo prepararci ad affrontare la crisi di Gaza in maniera totale. Per quanto riguarda i rapporti fra la nuova amministrazione Trump e l’Europa, noi faremo in modo che i rapporti fra Ue e Usa siano sempre più forti, perché le relazioni transatlantiche servono per dare stabilità, per far sì che una voce possibilmente unica favorisca la pace in Medio Oriente come in Ucraina. Fermi le mire aggressive di Putin, fronteggi le spinte commerciali espansive della Cina e eviti o riduca il rischio di una guerra dei dazi in Occidente. Non sarà facile, ma come Italia dobbiamo fare il possibile per l’Europa. Non è un caso che molti governi europei confidino nel nostro Paese come interlocutore privilegiato di Trump, che infatti ha avuto sempre un approccio favorevole al nostro Paese”.

Anche Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito hanno chiesto un’immediata de-escalation in Siria. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha parlato ieri di almeno 412 i morti, tra cui 61 civili, dall’inizio dell’offensiva dei jihadisti di Hts e dell’opposizione armata nel nordovest del Paese. Secondo l’ong, l’offensiva è costata la vita a 214 ribelli: 137 membri delle forze filogovernative e 61 civili, di cui 17 uccisi oggi. “Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi in Siria e sollecitiamo la de-escalation da parte di tutte le parti e la protezione dei civili e delle infrastrutture”: lo hanno dichiarato le quattro nazioni Nato in una dichiarazione congiunta rilasciata nella tarda serata di domenica. “L’attuale escalation non fa che sottolineare l’urgente necessità di una soluzione politica del conflitto”; in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Adottata nel 2015, la risoluzione chiede colloqui di pace tra il governo siriano e le forze di opposizione.

Blinken

Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha inoltre parlato con il suo omologo turco Hakan Fidan. E “ha discusso della “necessità di una de-escalation e della protezione delle vite e delle infrastrutture civili” in Siria, sullo sfondo degli attacchi dei ribelli a Idlib, Aleppo e Hama nel nord-ovest del paese. Secondo l’annuncio del Dipartimento di Stato, i due hanno anche discusso “degli sforzi umanitari in corso a Gaza e della necessità di porre fine alla guerra e garantire il rilascio di tutti gli ostaggi”.

Intanto le notizie si fanno sempre più drammatiche. Milizie sostenute dall’Iran sono entrate in Siria dall’Iraq durante la notte e si stanno dirigendo verso il nord del Paese per dare manforte alle forze dell’esercito di Bashar al-Assad che combattono contro i ribelli: lo riportano i media internazionali, che citano due fonti dell’esercito siriano. “Si tratta di nuovi rinforzi inviati per aiutare i nostri compagni in prima linea nel nord”, ha dichiarato un’alta fonte dell’esercito.  La situazione nel Paese devastato da decenni di guerra civile violentissima e un regime tra i più sanguinari in tutto il Medio Oriente sta nuovamente deflagrando proprio a causa delle ingerenze delle super-potenze della regione. Russia, Turchia (che ha mire territoriali dichiarate sul Paese) e Iran stanno con Bashar, gli Stati Uniti sono intervenuti per permettere ai civili di lasciare Aleppo.

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