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E’ morto l’ex calciatore Jacopo Barbaro, ha lottato per 25 anni contro la Sla

Il mondo del calcio nazionale, oltre alle comunità di Burano e Cavallino-Treporti, oggi piangono Jacopo Barbaro, venuto a mancare a soli 49 anni. Un futuro promettente come calciatore grazie ad un talento da serie A a cui aveva dovuto rinunciare troppo presto a causa della Sla scoperta a soli 24 anni.

Ha smesso di battere venerdì il suo cuore generoso sempre pronto a compiere azioni di altruismo e ad incoraggiare il bene nelle azioni altrui.

Nonostante il destino crudele che lo aveva costretto ad appendere le scarpe chiodate al muro, Jacopo Barbaro aveva dimostrato di essere un campione nella vita oltre che nello sport.

Non si era perso d'animo e nella seconda metà della sua vita aveva saputo affrontare con coraggio la diagnosi di quella malattia irreversibile, che piano piano gli toglieva ogni possibilità di movimento ma non di pensiero ed azione, mantenendo i contatti con i suoi amici calciatori ed ex compagni di squadra coinvolgendoli con entusiasmo in iniziative di raccolta fondi e di sensibilizzazione a favore della ricerca e cura della Sla.

Allettato e quasi immobile per la paralisi progressiva del corpo da circa 8 anni, ma sempre sensibile ed attento, negli ultimi periodi comunicava le sue emozioni e volontà direzionando gli occhi su un monitor stabilendo così un contatto col mondo tramite i social supportato dalle cure dei suoi famigliari che gli sono sempre stati accanto.

Viveva a Cavallino-Treporti ma era originario di Burano dove tutti lo conoscevano ed era molto amato sia come campione che per come aveva affrontato la malattia. “Un grande campione e, soprattutto, un grande amico di tutti, Jacopo Barbaro, ci ha lasciati” dall'isola veneziana testimoniano nei social i suoi compaesani “tutta Burano lo ricorda come uno dei calciatori più forti di sempre, forse sarebbe diventato uno dei più forti calciatori della Serie A, ma il destino ha scelto diversamente.

Ma il vero campione Jacopo lo è stato durante tutti gli anni della sua malattia. Con una forza e un coraggio che pochi possono vantare, ha affrontato ogni sfida a testa alta, senza mai perdere la sua luce. La sua determinazione e il suo sorriso resteranno per sempre un esempio per tutti noi. Fai buon viaggio, Jacopo.

Ora le tue sofferenze sono finite, e potrai tornare a fare ciò che più amavi, libero da ogni dolore. Il tuo ricordo vivrà per sempre nei cuori di chi ti ha conosciuto, ammirato e voluto bene. Ci stringiamo al dolore della famiglia”. In gioventù era stato uno dei talenti calcistici più promettenti del Veneto, tanto da entrare in squadra fin da adolescente nelle giovanili del calcio Padova, provando la grande gioia di vincere nel 1990 il campionato nazionale con la squadra Giovanissimi, che in quegli anni era allenata da Maurizio Viscidi, oggi coordinatore delle nazionali giovanili della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Tifoso del Milan e del Venezia, non si era mai congedato dal mondo del pallone a scacchi fatto di bei ricordi e campioni, tanto che aveva saputo tenere i contatti con i compagni di squadra della sua gioventù.

Costanti, in questo senso, i contatti con gli ex compagni di squadra. In molti ricordano nell’estate del 2013 il suo incontro a Jesolo denso di emozioni con l'ex compagno di squadra del calcio Padova, Alessandro Del Piero, amico con cui in gioventù aveva addirittura diviso l'appartamento.

Ma a fargli visita nella sua casa di Cavallino-Treporti anche campioni del calibro di Roberto Baggio. Fra gli altri Ivone De Franceschi, ex compagno di squadra centrocampista del Calcio Padova, ora collaboratore dell'area tecnica della Spal, che non risparmiò donazioni per sostenere la ricerca. Costanti poi le visite di Gianni Pirazzini, storico capitano del Foggia Calcio e quelle di Murzio Memo, ex portiere di varie formazioni, anche lui originario di Burano. Oltre alla mamma Sandra e alla sorella Erica, lascia il fratello gemello Francesco. I funerali si svolgeranno alle 10 di martedì nella chiesa di Santa Maria Elisabetta a Cavallino.

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