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Il Futurismo torna a Roma: la mostra celebra i suoi geni visionari, attualità e vis avveniristica dell’avanguardia

«Questa volta non si può dire che non ci abbiate visto arrivare…». Con questa ironica apertura, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha dato il via alla presentazione della mostra “Il Tempo del Futurismo”, che dal 3 dicembre 2024 al 28 febbraio 2025 trasformerà la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma in un vibrante omaggio al movimento futurista. Un evento attesissimo che celebra gli 80 anni dalla scomparsa del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, e che promette di riscrivere il modo in cui guardiamo a questo capitolo straordinario della nostra storia culturale.

Una mostra che ci rende orgogliosi di essere italiani: “Motivo di coesione nazionale”

Citando Umberto Boccioni, Giuli ha scherzato: «Siamo stati preceduti da una sana Rissa in Galleria», alludendo alle polemiche che hanno accompagnato la preparazione dell’evento. Ma dietro la leggerezza delle parole si cela un progetto ambizioso: non solo raccontare il Futurismo, ma dimostrarne l’attualità. Il curatore Gabriele Simongini, definendo la mostra un «risultato straordinario», ha sottolineato che «una mostra come questa ci dovrebbe rendere tutti orgogliosi come italiani. Orgogliosi che sia stata realizzata interamente dalla Gnam e dal Mic». Ha poi detto di averla costruita senza alcun intento politico e proprio per questo vorrebbe che fosse «motivo di coesione nazionale e non un motivo di divisione tra ideologie politiche diverse».

Simongini ha poi ricordato, «Marinetti profetizzò il villaggio globale, il computer, il telefono cellulare. E avrebbe apprezzato moltissimo l’intelligenza artificiale». Proprio su quest’ultima si basa una delle installazioni immersive della mostra, che utilizza algoritmi generativi per dare nuova vita alla voce originale di Marinetti, quasi a dirci che il Futurismo non vive solo nel passato, ma continua a guidare il futuro.

Rispondendo a chi avrebbe voluto spostare l’esposizione altrove, Simongini ha ribadito con fermezza: «La Gnam, inaugurata nel 1911, non ha mai ospitato una grande mostra sul Futurismo. Perché non si sarebbe dovuta fare qui? Questo è il suo museo, la sua sede». Parole che hanno chiuso il cerchio su una visione orgogliosamente italiana e universalmente innovativa.

Un viaggio nel cuore della modernità

La mostra si sviluppa attraverso dieci sezioni tematiche che esplorano il legame indissolubile tra arte, scienza e tecnologia. Dalle aeropitture di Balla e Dottori, che anticiparono visioni satellitari e droni, agli idrovolanti come il Macchi Castoldi Mc 72, simbolo del progresso tecnico, il percorso espositivo dimostra come il Futurismo abbia ridefinito la percezione umana del mondo. «Se non si comprendono le straordinarie innovazioni scientifiche e tecnologiche tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, non si capisce il Futurismo», ha sottolineato Simongini, evidenziando il valore didattico della mostra.

Un ruolo cruciale lo giocano anche i collezionisti privati, che attraverso l’intermediazione della Galleria Russo e nonostante le polemiche, hanno contribuito a esporre opere altrimenti inaccessibili.

La bellezza della velocità e la sfida ai giovani

Tra i pezzi più evocativi, l’automobile Fiat Record Chiribiri del 1913 e la Maserati del 1934 incarnano l’estetica futurista della velocità, celebrata da Marinetti nella sua celebre frase: «L’automobile ruggente […] più bella della Vittoria di Samotracia». Ma il messaggio della mostra non si ferma al culto della tecnologia: mira a catturare l’attenzione delle nuove generazioni. Marinetti stesso credeva nell’importanza di incoraggiare i giovani a osare, e questa esposizione raccoglie il suo testimone, dimostrando che il Futurismo non è una reliquia, ma un invito a innovare.

Un’eredità che parla al presente

«Il futurismo si fonda sul completo rinnovamento della sensibilità umana», scriveva Marinetti ai tempi. Un pensiero che oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale e delle reti globali, appare incredibilmente attuale. La mostra “Il Tempo del Futurismo” ci sfida dunque a guardare al presente e al futuro con occhi diversi, a trovare nelle visioni di Marinetti, Boccioni e Balla le chiavi per comprendere il mondo in cui viviamo.

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