L’intervento. La sinistra dei lavoratori non esiste più. Ora è solo al fianco dei violenti?
I diritti dei lavoratori sono sacri, specie quelli basilari come avere un lavoro sicuro, dignitoso e ben retribuito. D’altro canto, però, nessuna parte politica o sociale può permettersi di cavalcare l’onda della retorica per ottenere consensi elettorali, accattivandosi, con una certa dose di ipocrisia, le categorie dei lavoratori.
Salario minimo: bandiera o finta scusa per attaccare il governo?
Dovremmo tutti sapere che l’economia di una nazione si regge sulla capacità degli imprenditori di produrre ricchezza. Questi devono pagare il giusto tributo all’erario e corrispondere buste paga adeguate, trattenendo per sé un compenso equo. Il problema, però, è individuare quale valore preciso attribuire al termine “giusto”. Tale questione è chiaramente materia per i professionisti dell’economia.
Noi giornalisti, opinionisti e osservatori abbiamo invece il dovere di analizzare i dati di fatto. E i dati dicono che nei governi precedenti i salari dei lavoratori non sono affatto cresciuti; né, peraltro, si sono abbassati in questo biennio di governo Meloni. Perché allora i governi di sinistra, che oggi fanno del “salario minimo” la loro unica bandiera, non li hanno aumentati? Forse perché lo stato dei conti pubblici non lo permetteva? O forse perché la mission dei partiti di sinistra, per anni, è stata la difesa estrema di certe minoranze? Forse entrambe le cose.
E allora, come mai ora si guida il corteo dei manifestanti con slogan altisonanti in favore dei lavoratori? Perché si alzano i toni e si istiga alla pericolosa “rivolta sociale”?
Manifestazioni e violenza: il silenzio della sinistra e dei media
Ma c’è qualcosa che supera tutte le altre contraddizioni. Alcuni manifestanti sferrano azioni violente contro le forze dell’ordine e le vetrine dei negozi, mentre i leader dell’opposizione rimangono in silenzio. Si dà fuoco alle immagini del Presidente del Consiglio e dei suoi ministri, con la scusa di protestare contro la manovra o per il cessate il fuoco a Gaza. Contraddizione su contraddizione: la leva ispiratrice delle manifestazioni violente è la richiesta di pace. Sarebbe comico, se la situazione non fosse drammatica. Dell’ultimo episodio di Torino, con sei agenti feriti, non si fa menzione. Si ricordano solo le sporadiche occasioni in cui gli agenti reagiscono alle aggressioni, venendo tacciati di fascismo (nulla di nuovo nella retorica di questa sinistra). E anche qui, silenzio. Silenzio in molti talk show televisivi, che non brillano certo per imparzialità.
Sindacati in crisi, solo a caccia di voti
Chi governa, storicamente, paga qualcosa in termini di consenso; ma non è questo il tema. Il tema è che la sinistra di oggi sembra disposta a passare sopra ogni possibile ostacolo, pur di tornare al potere al più presto. Lo fa con il silenzio sulle violenze nelle piazze, con il supporto di un giornalismo politico che finisce inevitabilmente per influenzare l’elettorato, e con l’appoggio delle parti sociali e dei sindacati. Questi ultimi, che dovrebbero essere super partes, evocano invece un rivoluzionario ribaltamento del Paese. I sindacati italiani, ormai, sono in crisi profonda: non solo strutturale, ma anche culturale. Non si sono rinnovati, restano rigidi, burocratici, e non hanno più la fiducia dei lavoratori. Sono diventati spesso un mero trampolino di lancio verso la politica per alcuni loro rappresentanti.
Sinceramente, temo il peggio. Temo che questo “colpo” possa riuscire. Spero invece in una classe dirigente politica che possa migliorare e superare il “fascismo” che caratterizza questa sinistra. Sì, perché chi non accetta il responso delle urne, chi non rispetta la democratica alternanza voluta dal popolo, chi istiga alla violenza di piazza… possiamo davvero definirlo democratico?
Giornalista e scrittrice*
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