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«Dammi il vino o ti ammazzo»: figlio condannato due anni

Figlio alcolista maltrattava la mamma perché gli nascondeva il vino. Il feltrino T.P. è stato condannato a due anni e un mese di reclusione più il pagamento delle spese processuali dal giudice Paolo Velo. Concesse le attenuanti generiche, dopo che il pubblico ministero Sandra Rossi aveva chiesto due anni e nove mesi.

Non c’erano speranze di ottenere una sentenza di assoluzione per i difensori Giorgio Gasperin e Valentina Stefani, anche se la mamma non ha mai presentato una denuncia e non si è costituita parte civile: era solo parte offesa con gli avvocati Mariangela Sommacal e Andrea Giaffredo.

Nello scorso mese di luglio il 36enne imputato era stato allontanato da casa e sottoposto alla misura del braccialetto elettronico. Il provvedimento invocato dal sostituto procuratore Alberto Primavera era stato ratificato dal giudice per le indagini preliminari Enrica Marson, dopo che i carabinieri erano intervenuti almeno una decina di volte nell’abitazione alla periferia di Feltre.

Quasi sempre chiamati dai vicini di casa, perché la donna ha sempre difeso il suo ragazzo e non ha mancato di farlo anche in questa occasione, fornendo una deposizione, come minimo, reticente. Eppure nell’estate di due anni fa T.P. era anche stato arrestato e non era possibile concedergli gli arresti domiciliari, perché non sapeva dove andare a rifugiarsi.

L’uomo ha un problema di dipendenza alcolica, che però tende a negare o minimizzare e si arrabbia in maniera feroce con la mamma, quando quest’ultima gli nasconde gli alcolici, per evitare che esageri e diventi intrattabile e incontrollabile: «Ti ammazzo, dimmi dov’è il vino», è stata una delle minacce più sentite durante le udienze in tribunale.

Secondo l’accusa è capitato che si sia scatenato contro le porte e le finestre, sfondandole o rompendole, ma in diverse occasioni se la sarebbe presa con la mamma, insultandola con parole irripetibili, colpendola a ripetizione, provocandole dei lividi sul corpo oppure prendendola con forza per i capelli.

Eppure non c’è nemmeno una denuncia firmata dalla parte offesa e nemmeno un accesso al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre per il rilascio di un certificato medico, in grado di innescare un procedimento penale.

Hanno fatto tutto i concittadini che vivono nei dintorni, ai quali non potevano sfuggire le grida disperate di una donna che a volte era costretta a dormire davanti alla porta di casa, in quanto la convivenza era diventata impossibile. Viveva con un figlio che non si faceva alcuno scrupolo a maltrattarla e colpirla tutte le volte che esagerava con il vino. E purtroppo capitava abbastanza spesso che fosse ubriaco.

La difesa aspetta di avere sotto mano le motivazioni della sentenza, per presentare appello e ottenere dalla Corte di Venezia almeno uno sconto di pena. Diversamente per l’imputato potrebbero aprirsi di nuovo le porte del carcere di Baldenich.

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