Inchiesta della Bbc: in 17 passate su 64 ci sono pomodori cinesi. La replica italiana: analisi dubbie
Secondo quanto scoperto dall’emittente britannica Bbc, le passate di pomodoro etichettate come ‘italiane’ vendute da diversi supermercati del Regno Unito contengono pomodori cinesi. Coltivati e raccolti in Cina ricorrendo addirittura al lavoro forzato. Alcuni hanno ‘italiano’ nel nome, come ‘Italian Tomato Purée’ della catena britannica Tesco. Altri hanno ‘italiano’ nella descrizione, come il doppio concentrato dei supermercati Asda che dice di contenere “pomodori italiani in purea” e ‘Essential Tomato Purée’ di Waitrose, che si descrive come “passata di pomodoro italiana”.
L’inchiesta BBC: su 64 passate italiane, 17 da pomodori cinesi
Mettendo insieme i dati sulle spedizioni provenienti da tutto il mondo, la Bbc ha scoperto come la maggior parte dei pomodori cinesi dello Xinjiang venga trasportata in Europa: in treno attraverso il Kazakistan, l’Azerbaigian e la Georgia, da dove vengono poi spediti in Italia.
Il maggior destinatario di questi prodotti è Antonio Petti, parte del gruppo Petti che produce derivati del pomodoro. Secondo i dati, Petti ha ricevuto più di 36 milioni di kg di concentrato di pomodoro dalla società Xinjiang Guannong e dalle sue sussidiarie tra il 2020 e il 2023. Su 64 diverse passate di pomodoro vendute nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti, e confrontate in laboratorio con campioni provenienti da Cina e Italia, 17 sembravano contenere pomodori cinesi, 10 dei quali sono prodotti da Petti.
In risposta all’investigazione, il gruppo Petti ha dichiarato all’emittente di non avere più comprato nulla dalla Xinjiang Guannong dopo che questa è stata sanzionata dagli Usa nel 2020; ma di aver invece continuato a rifornirsi di pasta di pomodoro da un’altra azienda cinese, la Bazhou Red Fruit, che a suo dire non risulterebbe implicata nell’utilizzo di “lavoro forzato”. Ha inoltre assicurato per il futuro di non voler più importare tout court “prodotti a base di pomodoro dalla Cina” e di essere impegnata a “rafforzare i controlli sui fornitori per garantire il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori”.
La replica dell’associazione di categoria: quelle della Bbc, analisi dubbie
Sulla questione è intervenuto anche Giovanni De Angelis, direttore generale dell’Associazione nazionale industria conserve vegetali (Aniccav) di cui Petti è socio: “Quanto accaduto nelle scorse ore in Gran Bretagna, con un’inchiesta giornalistica che mette in dubbio l’origine della materia prima utilizzata per alcune passate di pomodoro che i consumatori d’oltremanica trovano a scaffale, impone una duplice riflessione – afferma in una nota – Prima di tutto sulle metodologie usate per questa indagine che non ci risultano avere fondamento scientifico. La nostra associazione sta lavorando in questo senso, proprio per arrivare a un metodo condiviso e certo per definire l’origine della materia prima e combattere, come facciamo da sempre, ogni tentativo di frode”. “Nell’ambito del Tavolo pomodoro istituito presso il Masaf – prosegue De Angelis – abbiamo chiesto regole chiare sulla messa in commercio in Europa di derivati del pomodoro a basso costo provenienti da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilita’ ambientale e sociale”.
“Lavoriamo per garantire la tracciabilità dei pomodori”: cinesi o italiani?
Rimane poi la questione normativa. “Per nostra natura siamo culturalmente favorevoli a mercati aperti e liberi da dazi, tuttavia in alcuni casi limite potrebbe essere necessario porre in essere, in sede europea, mirate politiche protezionistiche. A tal fine salutiamo positivamente l’adozione del Regolamento ‘Products made with forced labour’ che vieta l’immissione sul mercato europeo di prodotti realizzati utilizzando lavoro forzato”.
L’associazione, che attraverso la Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari di Parma è al lavoro per individuare un metodo per garantire tracciabilità e origine dei prodotti derivati dal pomodoro, al momento non ha preso una posizione rispetto all’azienda associata finita al centro dell’inchiesta della Bbc ma, fa sapere, che qualora risultassero violazioni del codice etico associativo verrà espulsa.
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