Tutti i tifosi della Triestina con Tesser: «Si è vista subito una grinta diversa»
A Trieste, da un po’ di giorni, si respira un’aria diversa. I “refoli” di bora non c’entrano. L’arrivo di Attilio Tesser sulla panchina della Triestina è sembrato fin da subito riaccendere le speranze dei tifosi, piombato nella depressione più totale dopo il peggior avvio di campionato di sempre per i colori alabardati.
L’1-1 di domenica scorsa, ottenuto con merito in casa della capolista Padova, ha dato ulteriore vigore a queste sensazioni positive. «Si è vista subito la mano di Tesser – conferma Sergio Marassi, presidente del Centro di Coordinamento Triestina Club –. La squadra si è comportata molto bene: probabilmente quelli che c’erano già lo scorso anno hanno detto ai nuovi che questo allenatore ci sa fare e che quindi è il caso di seguirlo».
[[ge:gnn:ilpiccolo:14860404]]
Dello stesso avviso anche Dario Lonzaric, al vertice del Triestina Club Billy Marcuzzi e Mario Milanese: «Ho visto la grinta giusta, si vede il mister si è fatto sentire in spogliatoio».
A giudicare da quanto visto all’Euganeo, non si direbbe che ci fossero 35 punti tra le due squadre. Dopo il pari di Braima, la Triestina ha gestito senza troppa difficoltà le sfuriate del Padova e, anzi, può rimpiangere per l’occasione di Olivieri nei secondi finali.
Ma è ancora presto per cantare vittoria. L’Unione è sempre ultima e non può più tergiversare: adesso serve come il pane un filotto di risultati utili per accorciare sul quintultimo posto, al momento distante dieci punti. Così, anche superando l’Union Clodiense, non si farebbero comunque i playout. «Voliamo bassi, ma c’è fiducia - interviene Michele Bertocchi, presidente del Triestina Fan Club Bar Capriccio -. La prossima sfida, in casa col Vicenza, sarà quindi un’altra prova fondamentale.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14860419]]
IL RITORNO DI ATTILIO
Ma intanto Trieste riabbraccia il “suo” Tesser, al terzo atto sulla panchina alabardata. Proprio qui, nel 2003, ha di fatto dato inizio alla sua carriera da allenatore ai piani alti: due stagioni in B, la prima chiusa al decimo posto e la seconda con la salvezza nel playout, guarda caso contro il Vicenza, quando a decidere fu una doppietta di Godeas. Poi la chiamata in A col Cagliari, inizio di un lungo peregrinare, che l’aveva riportato sul Golfo già lo scorso anno.
«Noi siamo sempre stati dalla parte di Attilio – afferma Roberto Covi, presidente del Triestina Club “Mauro Biasin” –. Infatti, dopo che la società l’ha esonerato, li abbiamo criticati aspramente per come hanno trattato una persona squisita e rispettata in tutta Italia». Al netto di ogni retorica, quello tra Tesser e la gente di Trieste è un rapporto che viaggia su un binario unico. «Lui ama la Triestina e darà tutto sé stesso per condurla alla salvezza», spiega Marassi.
L’IMPORTANZA DEL DS
Molto del destino futuro dell’Unione dipenderà anche dal lavoro del ds Delli Carri, scelto dalla società per formare un asse vincente con Tesser. Sebbene l’ex dirigente del Pescara sia “nuovo” in città, l’umore generale dei tifosi è positivo anche nei suoi confronti. «È uno che conosce bene la categoria – dice Claudia Policreste, presidente del Club Mule Alabardate –. Mancava una figura cardine nella gestione della squadra e dello staff».
Poi, sarà cruciale il mercato di gennaio. «Sono sicuro che faremo una campagna acquisti importante – afferma Giovanni Gallone, al vertice del Club Pedoci Alabardati –. Anche perché non penso che il mister avrebbe accettato se non gli avessero promesso arrivi di peso».
LA SPINTA DEL ROCCO
L’entusiasmo è ancora timido, ma appare già tangibile. Quanto durerà, sarà il campo a deciderlo. Quel che è certo, è che se il nuovo corso tecnico targato Tesser-Delli Carri manterrà la spinta iniziale, allora la risposta del “Rocco” non tarderà ad arrivare.
E ne avrà senz’altro bisogno la squadra, per tirarsi fuori dal pantano in cui è sprofondata. Sebbene il tifo triestino non stia attraversando uno dei suoi momenti migliori, l’appello a fare quadrato per il bene dell’Unione arriva da più parti.
«Dobbiamo salvarci tutti assieme – afferma Marassi –. C’è bisogno che tutti remino nella stessa direzione, solo così possiamo aiutare i nostri ragazzi». La palla, ora, passa ai giocatori: «Devono essere orgogliosi dell’alabarda che portano sul petto – conclude Lonzaric –. È giusto che la onorino, perché noi tifosi per primi ce lo meritiamo». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA