Accoltellò e uccise il padre, il pm: «Deve stare in cura dieci anni»
È alla battute finali il caso giudiziario dell’omicidio del residence Alle Ortensie di Vittorio Veneto che vede imputato Riccardo De Felice, 26 anni, il giovane che nell’autunno del 2022 uccise il padre Francesco nell’abitazione di famiglia.
L’udienza, fissata per venerdì mattina, davanti alla Corte d’assise, presieduta da Umberto Donà, ha visto la requisitoria della pubblica accusa e le arringhe difensive degli avvocati Giovanni Macarrone e Alessandra D’Aversa. Presente anche l’imputato, attualmente in cura presso una comunità di Ronco all’Adige, in provincia di Verona, sostenuto in aula dagli operatori della comunità e dalla madre.
L’udienza s’è aperta con l’audizione di una responsabile della comunità veronese dove attualmente è in cura De Felice che l’ha definito come «un ospite dal comportamento adeguato e rispettoso delle regole della comunità». Il percorso di cura presso la comunità di Ronco all’Adige terminerà ad agosto del 2025.
Rapida la requisitoria del pubblico ministero Davide Romanelli che ha chiesto per De Felice la misura di sicurezza della libertà vigilata con permanenza presso una struttura di cura per un periodo di almeno 10 anni.
L’avvocato D’Aversa ha fatto in arringa il ritratto dell’imputato, brillante studente di filosofia con laurea triennale che nell’estate del 2022 aveva manifestato le prime avvisaglie di squilibrio mentale. La notte in cui ammazzò il padre, De Felice era in preda ad uno stato delirante e allucinatorio che lo aveva portato a travisare completamente la realtà, come se vivesse in una sorta di Truman show.
Il tutto aggravato dalla sindrome di Capgrass, un disturbo psichiatrico persecutorio che porta a vedere dei sosia di familiari e amici. Per l’avvocato D’Aversa, De Felice va assolto per la totale incapacità d’intendere causata da uno scompenso psicotico con allucinazioni e in subordine perché all’epoca dei fatti non era imputabile.
Sulla stessa linea anche l’avvocato Giovanni Macarrone che ha chiesto l’assoluzione di De Felice per incapacità d’intendere al momento del fatto ed in subordine la misura della libertà vigilata presso una struttura di cura.
Va detto che l’imputato era stato concordemente giudicato dal perito del gup, la psichiatra Anna Palleschi, e dal consulente della difesa, Giuseppe Salce, «capace di partecipare al processo». Mentre entrambi avevano concluso che De Felice era «incapace d’intendere» al momento dell’omicidio del padre mentre per quanto riguarda la pericolosità sociale era stata definita da entrambi «attenuata». La Corte d’assise si riunirà in camera di consiglio il 31 gennaio prossimo per la sentenza.
L’omicidio avvenne nella notte del 16 novembre 2022 in un residence di via Rosolen. Quella notte il giovane uccise nel salotto di casa il padre Francesco, 56 anni, colonnello dell’esercito in pensione da pochi mesi, con due colpi alla testa con una sbarra di ferro e tre coltellate alla gola. Quella che provocò la morte dell’ufficiale dell’esercito in pensione, Francesco De Felice, 56 anni di Vittorio Veneto, fu la coltellata alla carotide.