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Sidney Sibilia: «Pavia è una città bellissima torneremo qui a girare»

Il successo, clamoroso, e quel finale che lasciava presagire un nuovo capitolo. Dopo tante voci, confermate a mezza bocca, nella serata ieri è arrivata l’ufficialità: “Hanno Ucciso L’Uomo Ragno” la serie su “La leggendaria storia degli 883” (come recita il sottotitolo) sarà seguita da una seconda stagione.

L’annuncio è arrivato in tv, direttamente dai giovani attori protagonisti, Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli – rispettivamente Max Pezzali e Mauro Repetto - sul palco della finale di X Factor, su Sky, ovvero la “casa” di un progetto che ha letteralmente conquistato il pubblico e che ora si proietta verso l’anno 1993, quello del secondo album “Nord Sud Ovest Est”.

Sarà verosimilmente questo il titolo della nuova stagione realizzata dalla Groenlandia di Sydney Sibilia, ideatore e regista che abbiamo contattato pochi giorni prima di questo (attesissimo) annuncio ufficiale.

Ha fatto un miracolo: ha ricreato un “febbre 883” 30 anni dopo. Come ci è riuscito?
Non ci aspettavamo tutto questo casino. Avevo capito subito che questa serie stava venendo bene, ma non immaginavo tutto questo successo e clamore. A un certo punto il paese si è fermato si parlava più di noi che delle elezioni americane.

C’è stato un momento che ha capito che la serie aveva “spaccato”?
Alla terza serata ho capito che avevamo rotto degli argini. E sì, è come se la febbre degli 883 fosse riesplosa ancora una volta. Si parlava solo di quello e si consigliava solo quello. Per noi è stata una grande soddisfazione, il fatto che le persone l’abbiano vista e apprezzata.

Una grande fetta di pubblico gli anni ‘90 li porta nel cuore.
Uno degli ingredienti vincenti della serie è sicuramente l'operazione nostalgia fatta dalla “nostra” generazione, io sono dell'81. Però non è l'unico ingrediente. Questa serie è stata una tempesta perfetta, e ci sono più tasselli: c’è un teen drama sull’amicizia di due ragazzi diciottenni, c’è la storia di un amore impossibile. E soprattutto c'è la musica, la musica di quell'epoca, la musica degli 883.

E poi c’è Pavia.
Che è una città bellissima. E che abbiamo cercato di esaltare al massimo, usando i droni, inquadrandola da ogni punto, per ritrarla al meglio. E non è stato difficile. Noi siamo stati felicissimi del risultato. Sono contento che siete contenti (ride, ndr). Per me questo è il regalo più bello.

La scena del bacio tra Max e Silvia, di sera, con lo sfondo del Ponte Coperto, sembra quasi un quadro.
La ricordo perfettamente perché l’ho girata io. Abbiamo fatto le riprese in condizioni un po’ estreme per le zanzare, che però non si vedono (ride, ndr). Ma la cosa più bella è proprio Pavia, andava solo illuminata, ma aveva già una sua luce.

Ovvero?
Penso alle case del Borgo Ticino, tutte colorate, che abbiamo illuminato con dei fari e dei proiettori. Abbiamo solo apportato in postproduzione delle cancellazioni di cose moderne, pochissime in realtà. Insomma la città si presta molto ad essere inquadrata, è davvero fotogenica.

Per lei è stata una scoperta?
Devo dire di sì, inizialmente l’idea era di girare meno cose in città, ma durante i sopralluoghi – alcuni di questi li abbiamo fatti proprio in compagnia di Max Pezzali – ci siamo accorti che c’erano molte più possibilità di inquadrare la città. Motivo per cui abbiamo deciso di aggiungere una settimana di riprese limitando il nostro periodo di produzione a Roma. Alla fine però quasi tutti gli esterni lì abbiamo realizzati a Pavia. Avevamo bisogno dei luoghi veri della storia, per avere un’autenticità e una sincerità maggiore. E questa cosa credo abbia premiato la serie.

Una volta spenta la macchina da presa come si è trovato in città?
Benissimo, ho conosciuto una città “fighissima”, mega vivace, piena di giovani, di bei locali e ristoranti. La troupe, tieni conto che siamo circa 150 persone, si è trovata a suo agio, è davvero una città a misura d’uomo, abbiamo lavorato bene. Io personalmente sono stato molto bene, avevo la fortuna di stare in centro, in una casa carinissima in una traversina del corso principale. Andavo sul set a piedi, un lusso che ai registi capita raramente.

Di sicuro sul set, soprattutto in centro, non mancavano i pavesi curiosi…
Sì, anche se devo dire che tra le diverse città in cui ho girato Pavia è decisamente la più discreta. E questa discrezione dei pavesi è stata molto apprezzata da tutti noi durante le riprese e credo che abbia anche permesso di far venire meglio la serie (ride, ndr.). Ricordo ancora il primo ciak al Bar Lux, una scena che poi compare nella sesta puntata. O le riprese, nello stesso giorno, di un matrimonio e un funerale alla Chiesa del Carmine, il Parroco è stato gentilissimo a farci girare all’interno.

Insomma, questa è stata la sua prima serie, impossibile per lei dimenticarsi di Pavia.
Sì, anche perché Pavia nella serie è davvero un personaggio. E la considero ormai mia amica. Non vedo l’ora di tornarci per girare la seconda stagione.

Pavia sarà nuovamente al centro? O, tenendo conto dell’evoluzione della carriera di Max e Mauro sarà più defilata?
Sarà totalmente al centro. Come si fa a staccare la storia degli 883 da Pavia? Il peso della città rispetto alla prima stagione sarà più o meno lo stesso. Probabilmente gireremo meno a Milano, e stiamo capendo per andare a girare negli USA, dove all’epoca vennero realizzati i videoclip dell’album “Nord Sud Ovest Est”. Ma a Pavia ci troveremo quanto mai a casa, ormai abbiamo imparato a conoscerla e sappiamo già come muoverci (ride, ndr.).

Ci saranno nuove location? Magari posti che durante le riprese l’hanno colpita ma che non ha poi utilizzato?
Prima di tutto va detto che scrivere la nuova stagione conoscendo già la città per noi è un vantaggio, dobbiamo immaginare meno e abbiamo le idee più chiare. Rispondo alla tua domanda: sì, cercheremo di aggiungere delle nuove location e di girare in posti che non si sono visti nella prima stagione.

Ma la tavernetta dove le canzoni degli 883 sono nate? In realtà è a Casottole, nella serie invece l’abbiamo vista vicina al Borgo.
È stata una piccola licenza “geografica”. La casa di Max che vedete sta a Roma, vicino al centro. Tutte le villette intorno le abbiamo sostituite e si vede il vostro Borgo sullo sfondo. Anche il computer ci ha dato una mano insomma.

C’è qualcosa che vuole dire ai pavesi?
Li ringrazio per tutto l’affetto e l’entusiasmo, sono strafelice di tornare tra voi. giacomo aricò

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