Notre Dame: Macron ammaccato investe tutto sulla Grandeur, sperando che non piova troppo
Emmanuel Macron non ha badato a spese per la solenne inaugurazione dell’apertura al pubblico di Notre Dame, che risorge dalle ceneri dopo 5 anni. Manca solo papa Francesco, assenza non certo casuale, per il resto ci saranno tutti i grandi della terra, una cinquantina di capi di Stato e alcuni sovrani (da Trump a Ursula von der Leyen, da Zelensky a Elon Musk, per l’Italia le massime istituzioni con Sergio Mattarella e Giorgia Meloni arrivata a Parigi ieri) ad applaudire al miracolo francese. Ammaccato dalla caduta del governo Barnier, una batosta politica e personale, monsieur le president gioca la carta della Grandeur. Per distogliere i riflettori europei e non solo dalla profonda crisi in cui è caduta la Francia dopo 7 anni di “Macronie”. Cosa c’è di meglio della metafora della rinascita utilizzando l’impatto mediatico della cattedrale romanica, simbolo iconico della Ville Lumière, che risorge dal rogo del 2019?
Notre Dame, Macron gioca sulla Grandeur per uscire dalle secche
La stampa è concentrata anche sul fattore pioggia, le condizioni meteo hanno tenuto un po’ tutti con il fiato sospeso dopo lo scivolone al taglio del nastro delle Olimpiadi. Con l’immagine indelebile e imbarazzante di Macron al riparo dall’acqua e gli ospiti, tra cui il non più giovane Mattarella, bagnati, lasciati sugli spalti senza copertura. Questa volta l’Eliseo si sarebbe attrezzato. Gli invitati a Parigi per la pirotecnica riapertura di Notre Dame (corredata da uno spettacolo hollywoodiano di giochi di luci) resteranno sempre all’interno, perché i rischi di tempesta hanno fatto cambiare i piani all’ultimo momento. La cerimonia avrebbe dovuto svolgersi in parte all’aperto, sul sagrato davanti alla cattedrale. Mma le previsioni di pioggia e vento molto forti hanno spinto l’organizzazione ad annullare questa parte dell’evento. Anche il discorso di Macron, previsto in un primo momento all’aperto (anche per “rispetto della laicità dello Stato e del carattere sacro della cattedrale”), verrà pronunciato al suo interno. Macron, sacerdote laico, questo ci mancava.
“Sappiamo realizzare l’impossibile…”
Il presidente ha già gonfiato il petto in vista della riapertura al pubblico del gioiello francese. Non a caso nel discorso alla nazione ha paragonato la Francia a Notre-Dame. “Il progetto si pensava impossibile, e invece ce l’abbiamo fatta. Ogni singola persona che vi ha partecipato ha svolto un ruolo essenziale in una causa più grande di tutti. Sappiamo come realizzare l’impossibile. Dobbiamo fare lo stesso per la nazione”. L’operazione non gli è riuscita in pieno: monsieur le president avrebbe voluto consegnare lui le chiavi della cattedrale restaurata all’arcivescovo di Parigi, che gli ha risposto picche. Sarà monsignor Laurent Ulrich a bussare simbolicamente col bastone pastorale al portone della chiesa, che verrà quindi aperto per la prima volta dal 2019.
Papa Francesco il grande assente, preferisce la Corsica
Il Pontefice, come dicevamo, non ci sarà. Ha preferito andare in visita la settimana prossima ad Ajaccio, in Corsica, però ha inviato un messaggio che sarà letto all’inizio della cerimonia. Battesimo in pompa magna per una poderosa operazione di immagine, che rischia di non bastare per risollevare Macron dal tonfo. Un crollo ben fotografato dal 60 per cento dei francesi che gli voltano le spalle e ne vogliono le dimissioni. I numeri la dicono lunga sul maxi-investimento: oltre 700 milioni di euro per la ricostruzione, un immane dispositivo di sicurezza (cecchini sui tetti, 6.000 poliziotti, traffico bloccato, metro ferme e negozi chiusi), degno delle Olimpiadi dell’estate scorsa. Ultima curiosità: viene dall’Italia la natività della cattedrale, il grande presepe settecentesco napoletano di oltre 150 figure, raccolto nel corso di tutta una vita dal collezionista Alberto Ravaglioli, scomparso lo scorso anno. Grandeur francese, ma fino a un certo punto.
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