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TikTok perde l'appello negli Stati Uniti, dovrà vendere o sarà oscurato

Prosegue implacabile la guerra del governo statunitense contro l’applicazione TikTok. Venerdì la Corte federale del District of Columbia ha confermato che la legge americana che impone all’app di rescindere i legami con la Cina o di essere messa al bando negli Stati Uniti è perfettamente costituzionale. Si sono dunque infrante le speranze di TikTok, che aveva invocato il Primo Emendamento riguardante la libertà di espressione.

Il disegno di legge per bandire dal mercato americano il social media controllato dalla cinese ByteDance era passato al Congresso statunitense lo scorso 23 aprile, con consenso bipartisan. La legge forniva come unico salvagente per evitare l’oscuramento il disinvestimento delle attività statunitensi, sarebbe a dire vendere ad un proprietario non cinese la “versione americana” dell’app. Circa 170 milioni di utenti americani rischiano dunque di veder scomparire dai loro smartphone l’app cinese se questa non si adeguerà alla legge entro il 19 gennaio 2025.

La Corte federale ha inoltre aggiunto che “il Primo Emendamento esiste per proteggere la libertà di parola negli Stati Uniti e con questa legge il governo ha agito esclusivamente per proteggere quella libertà da una nazione straniera ostile e per limitare la capacità di quell'avversario di raccogliere dati privati degli americani”.

Che le applicazioni vengano utilizzate per la raccolta dati degli utenti non è certo nulla di nuovo, non a caso l’applicazione è già stata vietata in India e in altri Paesi, mentre la stessa Cina ha vietato per gli stessi motivi tutte le principali applicazioni americane, fra cui Instagram, Whatsapp e Facebook, ma anche motori di ricerca come Google.

ByteDance ha fatto appello alla Corte Suprema, con la motivazione che la legge sia una violazione del Primo Emendamento, la stessa che la Corte federale ha ritenuto non valida.

Se l’oscuramento dell’app dovesse essere confermato dalla Corte Suprema si tratterebbe dell’ennesimo passo verso la “regionalizzazione” del mercato delle piattaforme di rete globali, dove con “piattaforme di rete globali” s’intendono quelle applicazioni, social media e motori di ricerca con un bacino d’utenza misurato in miliardi di persone. La “regionalizzazione” sta nel fatto che l’importanza sempre maggiore di controllo dei dati degli utenti porterà ad un sensibile aumento dei divieti di utilizzazione di alcune di queste piattaforme (come appunto TikTok, Instagram, Youtube ecc…) in molti Paesi del globo.

SI creerebbe così un uso non più “globale” di molte piattaforme, ma solamente “regionale”. Il processo pare essere già cominciato.

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