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Conegliano, morto a 98 anni il pittore Renato Varese 

Ha esposto in tutto il mondo, vincitore di premi internazionali, Conegliano piange il maestro Renato Varese, 98 anni. Pittore conosciuto a livello internazionale, vincitore il concorso per un francobollo “Sulla vite e sul vino” dell’Accademia di Siena e di quello per il manifesto del “Premio Italia” della Rai nel 1977.

Nato e vissuto sempre a Conegliano, dove aveva il suo studio in via Milazzo, ha rappresentato una parte della storia artistica della città. Fin da ragazzo si appassionò alla pittura, la sua prima mostra la realizzò a 23 anni. Una svolta nella sua carriera avvenne nel 1974, quando diventò incisore al Centro Internazionale della Grafica a Venezia. Nel 1985 gli viene assegnato il premio “Perotti nazionale di Arte Sacra”.

Le sue opere furono esposte tra le altre alla rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea a Parigi, all’International Art Expo di New York, a Londra alla International Contemporary Art Fair. Figurano in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Svizzera, Spagna, Germania, Stati Uniti, Canada, Arabia Saudita. Il rosone del Duomo di Conegliano, donato dal Rotary Club, è stato realizzato su un disegno realizzato dal maestro Varese.

In Duomo verrà dato l'ultimo saluto giovedì 12 dicembre alle 10.30.

Renato Varese lascia figli e altri parenti. «Sono abbastanza vecchio per essere saggio e lascio agli altri la responsabilità del giudizio – il suo pensiero - e, alle mie opere, il tempo di suggerire chi sono e chi sono stato. A me resta il compito che mi sono posto quando mi sono sentito pittore, quello di lasciare un segno del passaggio, sperando che si possa dire che non sono passato invano. So, per altro, che il mondo è un po' dei Santi e dei sognatori, così anch'io trovo il mio posto perchè, se non sono santo, sono e resto un sognatore, un uomo che percorre negli affetti e nel lavoro la sua strada silenziosamente, attento allo stormire delle foglie e al mutare delle stagioni, un uomo che trova nella ricerca dell'arte quello che le definizioni non dicono, la coscienza di essere sempre più vicino alla fine, ossia alla realtà».

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