Gorizia in cinquant’anni ha perso 10 mila abitanti: ed è allarme denatalità
Cicogne in sciopero. Se Gorizia perde sempre più abitanti, la responsabilità non è del saldo migratorio (che misura le immigrazioni e le emigrazioni dalla città), bensì del saldo naturale (la differenza fra nati e morti). Lo spopolamento è legato, senza troppi giri di parole, alla denatalità. Questione antica che portò, a suo tempo, alla chiusura del Punto nascita.
Un problema di tutto l’ Isontino
Ma non è un problema soltanto del capoluogo, bensì di tutto l’Isontino perché, analizzando i dati Istat riportati da “Il Sole 24 ore”, si scopre che la provincia di Gorizia è quella che, nell’ultimo decennio (vale a dire dal 2014 al 2024), ha registrato il maggior decremento nel numero di abitanti: -23,4%. A seguire si piazzano Biella (-14,1%), Ascoli Piceno (–13,1%), poi Barletta (-12,8%), Oristano (-11,5%) e Pistoia (-11,3%).
Le motivazioni
Perché calano gli abitanti? Qualcuno dà la colpa alla mancanza di uno sviluppo industriale concreto e duraturo nel tempo. Qualcun altro mette in campo le tante occasioni mancate (vedi la scuola della Guardia di finanza). Tutti, indistintamente, parlano di “fuga dei giovani”, causata dalla mancanza di prospettive e di posti di lavoro appaganti. Tutte spiegazioni plausibili di quello che è il continuo (seppur frenato nell’ultimo anno) calo della popolazione a Gorizia.
Addirittura impietoso il confronto con il dato del 1974, esattamente 50 anni fa. Allora, la città contava qualcosa come 43.601 residenti. Mezzo secolo dopo, Gorizia registra 33.547 residenti, più di diecimila in meno. La variazione più vistosa si registrò fra il 1986 e il 1987. In quei dodici mesi, il capoluogo di provincia scese a quota 39.839. Proseguendo: nel 1990 toccò quota 39.008 e nel 2000 la popolazione diminuì ulteriormente a 37.072 abitanti. Tutto ciò a conferma del fatto che il capoluogo dell’Isontino continua a svuotarsi e a rimpicciolirsi.
Il saldo naturale
Tutto si sta giocando sul cosiddetto “saldo naturale”: la differenza, cioé, fra nati e morti. Secondo l’ufficio Anagrafe, dicevamo, erano 33.547 i residenti a Gorizia il 31 dicembre 2023, di cui 16.390 maschi e 17.157 femmine. Esattamente un anno prima, quindi il 31 dicembre 2022, il totale per l’Istat era di 33.584, di cui 16.428 maschi e 17.156 femmine.
Dal raffronto emerge, quindi, che complessivamente i residenti sono diminuiti di 37 unità nell’arco di dodici mesi. Le persone che si sono trasferite a Gorizia sono rimaste sostanzialmente invariate: 1.234 sono infatti le immigrazioni totalizzate secondo l’Anagrafe nel 2023 mentre, nel 2022, l’Istat ne ha registrate 1.240. Le emigrazioni sono calate più nettamente: sono state 810 nel 2023, 899 nel 2022.
L’invecchiamento
Molto interessante l’analisi demografica contenuta nell’ultimo Documento unico di programmazione del Comune, meglio conosciuto con l’acronimo Dup. Si evince che la struttura della popolazione risulta essere sbilanciata verso le età più anziane tanto che, a fronte di 100 persone la cui età è inferiore ai 15 anni, ve ne sono più del doppio (237) di età pari o superiore a 65 anni.
Un fenomeno che non si riscontra solamente a Gorizia e nell’Isontino ma in tutto il Friuli Venezia Giulia. L’età media regionale è, infatti, la terza più elevata tra le regioni italiane (dopo Liguria e Sardegna) «e Gorizia, Trieste e Udine sono comprese tra le 20 province più vecchie», si legge nel Dup. Che evidenzia, anche, come «le previsioni dell’Istat sul futuro demografico della nostra regione parlano di una popolazione in calo nei prossimi venti anni (-4,1%) con un rapporto giovani/anziani pari a 1/3, in cui la popolazione in età lavorativa scenderà dal 61,7% al 53,3% del totale. L’età media aumenterà a 50,5 anni e la popolazione over 85 salirà al 6,7% del totale». —