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E se Gianni Morandi fosse diventato un attore drammatico? Nel ’62 Bellocchio gli offrì una chance

Chissà come sarebbe andata se.. Per gli ottant’anni del ragazzo che come me… gli voglio fare questo regalo, un classico If. Non per rovinargli la festa (sono un suo fan se non altro per motivi anagrafici, ma anche per motivi artistici) e neppure per fare la parte dell’anticonformista, quello che alla festa porta il regalo più originale, ma perché la cosa è davvero interessante e divertente.

Come sarebbe andata se fosse andata in porto l’idea di quel genio di Marco Bellocchio di affidare a Morandi la parte di Alessandro, il protagonista di I pugni in tasca? La storia non è una delle tante leggende sorte a posteriori nelle rievocazioni degli splendori del cinema italiano, è assolutamente autentica, come testimonia la ricostruzione che lo stesso Bellocchio ne ha fatto nel corso di un’intervista un festival cinematografico.

Era il 1962 e Bellocchio neodiplomato al Centro sperimentale si arrabattava per trovare il finanziamento per il suo primo film. La presenza di Morandi che, pur essendo più giovane del regista, era già un grosso nome avrebbe facilitato di molto la produzione. E infatti Morandi fu contattato e dopo qualche valutazione del suo entourage disse di no. Sui motivi di quel no invece le legende sono tante, troppe per essere vere. Si parla di un intervento del papà che avrebbe minacciato di rompergli le gambe se avesse accettato (ma che senso ha una simile minaccia da parte di un uomo perbene e di buon senso non si spiega), di un rifiuto del manager della Rca, di un saggio consiglio di Migliacci.

Comunque, non so a voi ma a me l’idea di vedere Gianni Morandi al posto di Lou Castel è una cosa che continua a stuzzicare la fantasia cinefila. Chissà cosa sarebbe stato quel capolavoro di film con Morandi protagonista, alle prese con una storia terribile e trasgressiva e chissà quale sarebbe stato il percorso di Morandi al di fuori della musica, nell’ambito audiovisivo. Forse sarebbe stato del tutto diverso, ci sarebbero state altre occasioni e non ci sarebbero tante delle cose che brillano la carriera di Gianni.

Allora proviamo a continuare nel gioco del se: in fondo siamo a una festa e alla feste si deve giocare. Proviamo a mettere l’ipotetica carriera di un Morandi attore drammatico ispirato da Bellocchio al posto delle sue reali performance nei film, nelle serie, nell’intrattenimento televisivo. Voi a quali rinuncereste? Io non ho dubbi. Sacrificherei i ruoli di protagonista in Voglia di volare e nei suoi sequel e anche quello in L’isola di Arturo. Farei a meno dei musicarelli rischiando di offendere la mia amica Marta Cagnola e Simone Fattori che sul tema hanno scritto un libro fondamentale. Sarei anche disposto a cancellare, sempre per gioco, la conduzione di Sanremo del 2001 e le brillanti ospitate in altre edizioni.

Ma a una cosa non potrei rinunciare, alle 4 serate di C’era un ragazzo, il varietà di Rai uno del 1999. Quelle 4 serate con il loro clima festoso, la scrittura elegante, l’entusiasmo del pubblico dal vivo, gli ospiti prestigiosi e amichevoli, le canzoni cantate e i 10 milioni di spettatori sono uno dei momenti da incorniciare nella storia della televisione, un cult assoluto, proprio come I pugni in tasca.

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