«Salvate il Tagliamento», l’appello dei 14 mila: la politica si divide
Sono poco meno di 14 mila, 13.780 per la precisione, i cittadini che hanno sottoscritto la petizione promossa dall’associazione “Assieme per il Tagliamento” per dire no alla realizzazione di traverse e nuove casse di espansione come ipotizzato nel piano di gestione delle alluvioni che la Regione è pronta a valutare insieme ai tecnici indicati dai comuni.
Una decisione, quest’ultima, maturata in seguito all’ordine del giorno del consigliere di maggioranza Markus Maurmair (FdI), approvato con 34 voti su 38 presenti dal consiglio che ha di fatto introdotto un’ulteriore fase di confronto tecnico con l’obiettivo di dipanare dubbi e perplessità. Un obiettivo ambizioso, non solo per la complessità del tema, ma anche perché le posizioni sono inevitabilmente diverse a seconda del punto di vista e del territorio da cui si guarda.
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Se da una parte la Bassa friulana attende da anni interventi che possano quantomeno ridurre il rischio di nuove alluvioni (nel 1966 l’intero comune di Latisana fu travolto dalla violenza dell’acqua che provocò 4 vittime in pianura e 16 in Carnia) dall’altro il Medio Friuli è invece preoccupato dall’impatto ambientale che potrebbero avere le opere ipotizzata come la diga o traversa laminante.
«Sono previste tre casse di espansione e una laminazione legata al ponte di Madrisio nei comuni di Varmo e Rivignano-Teor, i cittadini sono profondamente preoccupati per il grave impatto che queste opere avranno sulle aree adiacenti ai paesi», ha osservato la presidente del comitato Franca Pradetto.
Per il comitato la maggior parte delle opere previste non risolverebbero il problema distruggendo invece «un pezzo della nostra storia, il re dei fiumi alpini, un simbolo di bellezza e integrità naturale unico in Europa».
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L’alternativa per il comitato c’è: un progetto elaborato seguendo la normativa che promuove la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. «Il nostro progetto rispetta gli obiettivi europei e punta a garantire al contempo la sicurezza idraulica delle comunità a valle, offrendo soluzioni sostenibili e rispettose dell’ambiente», ha assicurato Pradetto.
Secondo la consigliera regionale Serena Pellegrino di Alleanza Verdi e Sinistra bisogna puntare su «opere di manutenzione e pulizia costante che possano permettere alle acque il giusto decorso alla foce».
Da qui la richiesta che «il fiume non venga ulteriormente antropizzato con opere che possono impattare a tal punto da stravolgere lo stesso corso fluviale».
Dello stesso avviso anche il consigliere di Open Fvg, Furio Honsell, mentre secondo i consiglieri dem Nicola Conficoni e Manuela Celotti «la petizione è la conseguenza di una mancata chiarezza e dell’assenza di percorsi di condivisione delle intenzioni e dei progetti su un tema che, come è evidente, scalda e attiva i cittadini che intraprendono azioni che le istituzioni non possono ignorare».
Per Rosaria Capozzi (Movimento 5 Stelle) è «l’agire pasticciato della Giunta Fedriga ad aver generato la confusione che regna attualmente, causando contrapposizioni tra cittadini e amministratori».
A parere di Maddalena Spagnolo, consigliere latianese della Lega, unica esponente della maggioranza a non votare la mozione Maurmair, «la salvaguardia delle vite umane è e deve sempre essere la priorità, per questo non posso che condividere le parole del presidente Fedriga che ha evidenziato la necessità di difendere il territorio e la popolazione con opere che siano paesaggisticamente compatibili».
Dal canto suo il presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin ha evidenziato come «il Tagliamento sia un patrimonio naturalistico prezioso per il Fvg, ma - ha messo in guardia - c’è un bene primario che va tutelato: la vita umana di chi popola le aree a rischio a ridosso del fiume. A quel territorio vanno date risposte, attese da anni, concrete e tempestive, riservando la massima attenzione all’ambiente».
E proprio per trovare quel punto di incontro sono stati disposti «ulteriori approfondimenti tecnici sugli interventi da realizzare».