Montagna, in 23 anni perse 2.200 aziende: «Le cooperative sono un’opportunità»
Una Giornata della Montagna, quella odierna, 11 dicembre, contro lo spopolamento. Non solo della popolazione, anche delle imprese. «Dal 2000 al 2023 le imprese attive artigiane bellunesi sono diminuite di 1.324 unità, pari a una riduzione del 23%, contro una media veneta del – 12%», puntualizza il sociologo Diego Cason.
«Il fatto rilevante è che 938 di queste imprese artigiane sono state perdute nel periodo dal 2011 al 2023 (–17%)». Anche le iscrizioni annue delle imprese artigiane sono diminuite (– 35%) e, se pure il saldo tra iscrizioni e cancellazioni sia migliorato (da –38 del 2000 a –19 del 2023), dimostrano – evidenzia ancora Cason – che non solo ci sono difficoltà a garantire il ricambio gestionale delle imprese artigiane, ma vi è anche un rallentamento evidente nella nascita di nuove imprese di questo tipo. «La situazione è nota, dal 2000 al 2023, in provincia di Belluno abbiamo perduto 2.202 imprese totali, pari a una riduzione del 14%», rileva ancora il sociologo.
Fin qui l’analisi. Quale dev’essere la reazione? «Supportare la montagna», spiega il ministro Roberto Calderoli, «è uno degli obiettivi che mi sono prefissato fin dall’inizio. Da quando siamo in carica le risorse a disposizione del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane sono più che raddoppiate (oggi sono a disposizione 200 milioni), fino a qualche anno fa erano addirittura state azzerate. Il nostro lavoro nell’interesse delle zone montane è proseguito poi con tutta una serie di iniziative, penso in particolare al Libro bianco (che proprio oggi presenteremo) e soprattutto al disegno di legge Montagna, già approvato dal Senato e pronto per l’esame della Camera».
Ddl, ricorda il ministro, che prevede misure anche per le imprese. «Dobbiamo promuovere relazioni forti nei territori, in particolare tra sindaci e amministratori con le imprese, le associazioni, le intere comunità», ci spiega Marco Bussone, presidente Uncem. «La montagna non come luogo del margine ma al centro di nuove proposte e opportunità, di neopopolamento e nuovi percorsi di sviluppo inclusivi. Affrontiamo le crisi climatica e demografica con risposte a prova di futuro. Non siamo alla ricerca di assistenzialismo, bensì impegnati a dire che i beni pubblici dei territori sono al centro di nuove economie circolari, di comunità generative e costruttrici di interventi che generano fiducia e coesione, anche tra zone montane e aree urbane».
Più concretamente approderà stamani a Borgo Valbelluna il viaggio alpino e appenninico di Innovalp, percorso creato dalla Cooperativa Cramars (che ha sede a Tolmezzo) per attivare un confronto sul futuro delle Terre Alte. Un’intera giornata di lavoro sulle politiche attive del lavoro, la formazione e la valorizzazione delle competenze.
«Legacoop Veneto», spiega Michele Pellegrini, coordinatore del Settore Produzione e Servizi della stessa associazione, «ha deciso di investire sulle aree montane nella convinzione che la forma d’impresa cooperativa possa, ancor di più rispetto a quanto già esiste, dare riposte efficaci ai bisogni che questi territori esprimono. La tappa bellunese di Innovalp sarà l’occasione per parlare del potenziale dei progetti di salvataggio delle aziende da parte dei lavoratori nei casi di difficoltà di gestione del passaggio generazionale all’interno delle imprese.
Uno scenario su cui ora, e nel prossimo futuro, dovremo confrontarci per il mantenimento del tessuto economico e sociale della montagna».
Due le misure molto concrete. La prima è il supporto delle cooperative oggi esistenti – da albo ministeriale oltre un centinaio – alcune delle quali garantiscono servizi e presidi territoriali fondamentali per la vivibilità di questi luoghi. La seconda invece si concentra su come aiutare la cooperazione del domani.
«Facendo solo alcuni esempi concreti che impattano in questi territori, si può pensare al modello delle cooperative di comunità che riescono, grazie al senso di appartenenza degli abitanti a un paese, a mantenere o addirittura riaprire un negozio di alimentari non più appetibile per gli attori del mercato profit, come succede a Lamosano da oltre 115 anni o come è successo a Zoppè di Cadore a partire dal 2022.
O ancora, il potenziale che possono avere le esperienze di workers buyout nella situazione di mancanza di ricambio generazionale, dove i dipendenti, nell’intento di preservare il proprio posto di lavoro, costituiscono una cooperativa e così facendo salvaguardano il tessuto economico e locale di determinati territori».